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A volte ritornano: a scuola, o al lavoro, comunque alla vita. Sono ragazzi tra i 15 e i 29 anni che si erano defilati, in fuga dallo studio e anche dal perseguimento di qualsiasi obiettivo: i cosiddetti Neet (Not in education, employment or training), cioè né occupati né inseriti in un percorso di istruzione o formazione. Ma a Milano per molti di questi giovani è in corso una paziente opera di recupero che sta offrendo risultati incoraggianti. L’obiettivo è la «riattivazione», cioè il ritorno a una consapevolezza delle proprie competenze, potenzialità, dei propri talenti, di vivere attività sociali nel proprio ambiente, tra i coetanei e gli adulti, e quindi di affacciarsi al mondo del lavoro o di ricominciare un percorso di studi capace di rispondere ai propri desideri. E per quanto non sia affatto una strada facile, tanto per i ragazzi quanto per chi cerca di aiutarli, negli ultimi quattro anni, in città, ha avuto buon esito in una settantina di casi, e altri lasciano ben sperare.

A promuovere l’iniziativa è ActionAid, che ha iniziato ad agire sul fronte dei Neet con il progetto «Gioco di squadra», e che a Milano negli ultimi quattro anni ha intercettato 327 ragazzi, riuscendo a coinvolgerne 115 nel percorso di riattivazione. Tra questi, in 84 sono arrivati fino in fondo e 71 di loro (cioè l’84 per cento) hanno ripreso a studiare o hanno iniziato a lavorare. Secondo gli ultimi dati Istat, la quota di Neet in Lombardia è del 17,4 per cento (cioè circa 230 mila giovani), percentuale è decisamente minore rispetto ad altre parti d’Italia (in Sicilia, per esempio, è il 37,5 per cento), ma comunque più alta della media europea. Il lavoro della organizzazione si è sviluppato soprattutto nelle periferie.

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Fabio Cruccu

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