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In occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Fondazione Ismu ha richiamato l’attenzione sulla particolare vulnerabilità delle donne con cittadinanza non italiana. I dati Istat sul numero antiviolenza e stalking mostrano infatti che, tra il 2023 e il primo semestre del 2025, l’incidenza delle chiamate è significativamente più alta tra le donne straniere, che hanno una probabilità del 60% superiore di rivolgersi al servizio, segno di una fragilità accresciuta da precarietà sociale, economica e giuridica.

Anche l’analisi delle violenze vissute nel corso della vita conferma questa tendenza: le percentuali complessive sono simili tra italiane e straniere, ma le seconde subiscono più spesso violenze fisiche e le forme più gravi, come stupri e tentati stupri, con livelli particolarmente alti tra donne provenienti da Moldavia, Romania e Ucraina. Sul fronte dei femminicidi, dal 2020 a oggi quasi una vittima su quattro aveva cittadinanza non italiana e in oltre il 60% dei casi l’autore è il partner o l’ex partner. Inoltre, le donne migranti e rifugiate affrontano rischi elevati lungo tutto il percorso migratorio, spesso senza adeguata protezione nei contesti di accoglienza europei: una vulnerabilità maggiore che deriva dall’intreccio tra discriminazioni di genere e status migratorio, che favorisce isolamento e ostacola l’accesso ai servizi. Approfondisci

Valentina Ceccarelli

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