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Dopo la proposta di classi separate per alunni stranieri, il Ministro dei Trasporti e, a seguire, il Ministro dell’Istruzione hanno lanciato una ulteriore proposta di prevedere un tetto di alunni stranieri in ogni classe, pari al 20%. Alla base, ci sarebbe la necessità di ovviare al “caos” dell’apprendimento scolastico per la presenza nelle classi di troppi alunni stranieri con una ridotta conoscenza della lingua italiana controllando la loro presenza per tutelare anche i bambini italiani e favorire un maggior apprendimento della lingua e della Costituzione. Ma è una proposta che nasce da una vera urgenza identitaria?

In realtà in Italia esiste già un limite al numero di alunni stranieri per classe ed è fissato al 30% ed è un limite che già è sotto una sorta di autoregolamentazione, visto che può essere ristretto e allargato a seconda delle necessità in base ad una circolare del gennaio 2010 del Ministero dell’Istruzione. Inoltre, i dati più aggiornati ci dicono che il tetto del 30% viene sforato solo nel 7,2% e che esistono forti differenziazioni regionali anche tra i diversi gradi di istruzione. Una urgenza che sembrerebbe rientrare, dunque, ma che va oltre il semplice calcolo numerico, perché intreccia politiche educative, questioni sociali e culturali e, soprattutto, diritti degli individui in una società che dovrebbe puntare all’inclusione ed all’integrazione. Leggi di più

 

Valentina Ceccarelli

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