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Il capitolo più “famoso” del PNRR è quello degli asili nido, e svolge un ruolo cruciale per l'importanza legata agli spazi della prima infanzia , l'occupazione femminile e le connessioni con agli aspetti demografici. Il Sole 24 Ore ha analizzato gli esiti del bando da 2,4 miliardi: dalle graduatorie emerge la distribuzione territoriale dei 1.876 progetti ammessi. Le graduatorie riguardano progetti di ampliamento, riconversione, demolizione e ricostruzione o nuova costruzione di edifici scolastici con la creazione di nuovi posti per gli asili nido.

Sono inclusi i poli dell’infanzia, che prevedono anche servizi per la fascia di età 3-6 anni, ma sono esclusi i fondi assegnati (600 milioni) per le scuole per l’infanzia. Risultano ammessi progetti per 2,24 miliardi di euro, il 51,4% in Comuni del Mezzogiorno, il 31,1% del Nord e il 17,5% del Centro. In termini assoluti sono gli enti locali nelle province di Bari, Napoli, Cosenza e Salerno a incassare di più, aggiudicandosi il 14,3% delle risorse. A Bari andranno più di 84 milioni di euro che saranno spesi in 38 progetti per un totale di 3.233 euro per ogni bambino sotto i tre anni residente sul territorio.

Ci sono però obiettivi più ambiziosi cui aspirare: «Se venissero utilizzati i fondi del Pnrr per intero si potrebbe raggiungere circa il 40% di copertura rispetto alla popolazione sotto i tre anni, avvicinandoci quindi notevolmente all’obiettivo del 45% entro il 2030 raccomandato dal Consiglio europeo», spiega Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva. L’associazione si augura che «siano riusciti ad accedere ai fondi anche Comuni di piccole o piccolissime dimensioni dove, seppur in presenza di un tasso di natalità e di giovani famiglie sicuramente più basso, la costruzione o ristrutturazione di asili nido sarebbe un importante freno contro lo spopolamento».
Quella degli asili nido, infatti, è una vera e propria sfida contro il declino demografico: dall’analisi delle graduatorie dei progetti ammessi ai finanziamenti del Pnrr si evince che il 36% delle risorse assegnate punta a sostenere progetti in territori dove le previsioni demografiche Istat stimano un calo della popolazione 0-4 anni superiore al 10 per cento.

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Fabio Cruccu

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