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Secondo i dati pubblicati nel Rapporto “Picchiati, puniti e respinti”, pubblicato dal network Protecting Rights at Borders (PRAB), dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022 sono ben 5.756 le persone respinte lungo le frontiere europee. Si tratta di persone a cui non è stata soltanto negata la possibilità di avere accesso alla protezione internazionale ma anche di persone che, nella maggior parte dei casi, sono state allontanate con metodi violenti e illegittimi, che rappresentano ormai pratiche sistematiche e integrate nei meccanismi di controllo delle frontiere dei Paesi Ue.

Inoltre, i dati evidenziano che nel 12% degli incidenti registrati sono stati coinvolti anche bambini e, spesso, è posto in essere un doppio standard di accoglienza e protezione in Europa, dove si accoglie in un confine ma poi si respinge in un altro. Anche in Italia risulta in aumento l’uso sistematico dei respingimenti, in particolare dai porti dell’Adriatico verso la Grecia: pratiche che si sostanziano spesso in trattamenti inumani, come la confisca e la distruzione degli effetti personali, la svestizione forzata e l’esposizione a temperature estreme. Una pratica, quella dei respingimenti, che deve essere interrotta, per affermare il diritto di coloro che si trovano alle porte dell’Europa di veder rispettati ed affermati i propri diritti e quello di chiedere protezione internazionale nell’UE. Approfondisci

 

Valentina Ceccarelli

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