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Carissimi, nel riproporre la mia candidatura a Presidente Nazionale, mi trovo dopo quattro anni a ragionare con voi di quanto abbiamo fatto e delle sfide che attendono il Movimento nei prossimi anni. Come tutti sappiamo il Presidente ha una funzione prevalentemente di garanzia e deve quindi ponderare i propri interventi in uno spirito di accompagnamento critico delle dinamiche interne e di supporto ai processi di innovazione di Cittadinanzattiva. Concentrerò quindi la mia relazione su alcuni dei tanti aspetti che Antonio ha trattato in modo più articolato, cercando di darne anche una visione prospettica come si conviene ad un candidato.

Come espediente retorico voglio articolare il mio discorso su 8 punti strettamente collegati, che potrebbero rappresentare ciascuno uno degli anni passati e futuri che ci hanno visto e, se vorrete riconfermarmi, ci vedranno accomunati nel percorso evolutivo della nostra organizzazione.

  1. Quando abbiamo cominciato quattro anni fa la mia preoccupazione ha riguardato in primis l’equilibrio economico-finanziario. In un periodo di crisi quale quello che abbiamo attraversato, non era facile ritrovare la serenità per operare adeguatamente quale organizzazione di non profit e comunque in modo tale che il vincolo economico finanziario non fosse causa di difficoltà per la realizzazione del programma strategico e per l’attuazione della funzione propria del Movimento. Uscivamo da una fase in cui ciò non era avvenuto e i sacrifici di molti, uniti ad una grande attenzione al reperimento e alla efficiente gestione delle risorse, ci hanno portato ad acquisire la stabilità necessaria per lavorare sui contenuti e sul futuro. Posso assicurarvi che questo equilibrio, pur non essendo ovviamente un fine, costituisce una condizione che molte organizzazioni civiche non hanno. Quando non si è in questa condizione è più difficile svolgere serenamente il proprio lavoro e capita spesso di accentuare la rincorsa ad attività progettuali di varia natura, purché finanziate, che possono non appartenere al cuore strategico dell’organizzazione e che finiscono con l’appesantire ulteriormente la struttura. Ultimamente invece il movimento ha potuto porsi nella prospettiva di scegliere cosa fare, come e con chi fare.
  2. Entriamo così naturalmente nella seconda fase che abbiamo vissuto: quella dell’elaborazione strategica. Se nel primo anno del mandato precedente il punto di partenza è stato ciò che era emerso nel Congresso di Chianciano, nel secondo anno abbiamo avviato in Direzione Nazionale una analisi strategica che a partire dal posizionamento dell’Associazione (anche in relazione alla fase elettorale di inizio 2013), potesse portare ad una chiara visione organica delle sfide che ci attendevano. Purtroppo questa discussione non ha avuto lo sviluppo che avevo auspicato: non siamo stati capaci di mantenere un impegno costante sull’elaborazione strategica e sul coerente indirizzo di iniziative concrete, disperdendoci talvolta in discussioni su questioni meno rilevanti e comunque non direttamente finalizzabili ad azioni di cittadinanza attiva. Il risultato è che lo straordinario impegno che ci è stato rappresentato dalla relazione di Antonio, portatore di un attivismo elevato e articolato, è stato solo parzialmente condiviso e valorizzato nelle parti del Movimento che sono rappresentate nella Direzione Nazionale. Dobbiamo recuperare la visione organica di tutto quello che facciamo, fare tesoro delle straordinarie esperienze che maturano nei nostri territori, nelle nostre reti, con i nostri partner, costruire consapevolmente il futuro di quello che è e vuole continuare ad essere un “movimento”. In questa prospettiva vi sono tre elementi chiave su cui abbiamo riflettuto e avviato un’azione che deve continuare.
    1. Il primo riguarda il nostro rinnovamento. Dopo averne tanto parlato, oggi siamo qui con molte persone nuove: metà dei segretari regionali, una parte importante dei delegati, parte dello staff. Sappiamo bene che però dobbiamo accrescere le nostre file (i delegati di oggi sono meno di quelli di quattro anni fa) e soprattutto attrarre i più giovani. Questa è una sfida molto difficile, in quanto il mondo dell’associazionismo civico è profondamente cambiato, ma il nostro movimento può e deve saper interpretare il cambiamento trovando nuove strade.
    2. L’impegno che è stato estremamente elevato: la quantità delle attività poste in essere e rappresentateci nella esaustiva relazione di Antonio sono la dimostrazione dello straordinario impegno messo in campo da tutti noi. I nostri interlocutori sono spesso stupiti dalla nostra capacità di essere presenti e concretamente attivi su così tanti fronti. Questa capacità merita, come vedremo anche seguito, di essere adeguatamente sistematizzata e valorizzata.
    3. Alle necessità emergenti dai prime due elementi chiave è fortemente connesso il terzo, riguardante la capacità di misurare l’impatto di ciò che facciamo. Un’organizzazione come la nostra è necessariamente chiamata a “rendere conto”, ma ciò è soprattutto essenziale a comprendere su cosa possiamo maggiormente concentrare l’attenzione e quali sono gli ambiti più distintivi della nostra azione. A questo fine abbiamo avviato con Fondaca il progetto Valere. Giovanni Moro vi presenterà sinteticamente i primi risultati dell’analisi svolta che ci fornisce molte indicazioni per la nostra elaborazione strategica. Alcuni spunti al proposito li riprenderò in seguito.
  3. Il terzo ambito su cui ci siamo fortemente impegnati è stato quello delle partnership. Per portare a termine tutto ciò che avviamo, per ampliare l’impatto delle nostre azioni, per raggiungere target diversi (ad esempio i più giovani), abbiamo assolutamente bisogno di avere ottimi compagni di viaggio. Ne abbiamo trovati di fantastici in questi anni e ciò ci ha consentito, tra l’altro, di avviare l’impegno su tematiche nuove iniziative che ci avevate sollecitato nel precedente congresso: prima fra tutte SpreKO, un importante contenitore di iniziative concrete e condivise che risponde ad un’esigenza, quella della lotta agli sprechi e del riutilizzo dei beni, che è parte integrante di un nuovo stile di vita più sobrio e sostenibile. In questi giorni interverranno molti dei nostri partner per evidenziare l’efficacia e le ulteriori prospettive delle nostre collaborazioni. Abbiamo così visto crescere la casa comune della cittadini attivi come ci eravamo riproposti, ma il nostro sforzo deve proseguire nello spirito dell’art.118. Dobbiamo essere partner di tutti i cittadini, singoli e associati, che vogliono impegnarsi per i beni comuni, non limitandoci alle associazioni e ai gruppi meglio organizzati.
  4. Questa è una sfida anche di governance. In questi quattro anni abbiamo concentrato la nostra attenzione sulle regole di funzionamento del movimento e di comportamento degli aderenti. Come ha evidenziato Antonio la definizione del codice di condotta è stato un passaggio molto importante che deve diventare parte integrante del nostro statuto, abbiamo poi definito non senza fatica il patto per la tutela e, a breve, potremo completare un processo di allineamento degli statuti regionali, che in un spirito modulare lasci la possibilità di valorizzare alcune specificità territoriali. Ma dobbiamo fare di più:
    1. In primis dobbiamo ridurre la conflittualità interna, intercettando le difficoltà (che spesso sono legate a dinamiche interpersonali) al loro nascere. Abbiamo già discusso con il Collegio di Garanzia dell’opportunità di trovare un nuovo equilibrio tra funzione conciliativa e di applicazione delle regole del binomio Presidente-Collegio.
    2. Poi dobbiamo trovare il modo di dare spazio nella casa dei cittadini attivi alle forme innovative di partecipazione alla gestione dei beni comuni che citavamo in precedenza, anche quando sono meno strutturate di quanto il movimento richieda.
    3. In terzo luogo dobbiamo costruire un rapporto più virtuoso tra centro e periferia. L’articolazione territoriale della nostra governance è un aspetto molto positivo che il movimento ha voluto costruire nella convinzione che i territori sono i luoghi privilegiati dell’azione concreta. Altre organizzazioni non profit più grandi di noi si sono dotate o si stanno ora dotando di questa articolazione per legare la visione globale con l’azione locale. A questo proposito dobbiamo utilizzare al meglio gli organi di cui la nostra governance è dotata: a partire dalla Direzione Nazionale secondo quanto detto in precedenza, ma vi è anche l’opportunità di utilizzare la segreteria nazionale in uno spirito allargato ad una rappresentanza dei territori, nonché la conferenza permanente delle regioni, che ai sensi dello Statuto ha compiti importanti di valutazione dell’impatto territoriale delle politiche del movimento e di elaborazione e rilancio delle esperienze regionali e locali.
  5. La sostanza di ciò che facciamo è comunque l’azione concreta. La relazione di Antonio ha messo in evidenza una gamma di attività francamente impressionante. Cittadinanzattiva è sistematicamente presente sia sulle più consolidate attività di tutela dei diritti e di attivismo civico, ma si è crescentemente impegnata –come da richiesta dell’ultimo Congresso- sulla tutela dei beni comuni e sull’empowerment dei cittadini.  Se da una parte è naturale attivarsi su tutto ciò che è significativo per i cittadini, dall’altro è importante avere degli ambiti e delle modalità di azione che ci possano distinguere all’interno delle diverse organizzazioni civiche. Noi abbiamo un nostro DNA di cui siamo orgogliosi, ma questo deve essere costantemente ricordato e aggiornato rispetto ad una realtà esterna che si trasforma continuamente. Come avete notato in questo Congresso abbiamo scelto di orientare i contributi di riflessione e il nostro dibattito attorno a quattro temi: le disuguaglianze, le emergenze ambientali, i diritti, gli sprechi. Gli stimoli che abbiamo ricevuto dai relatori sono stati notevoli e ci aiuteranno a maturare un insieme di indicazioni che incideranno sulla pianificazione strategica delle future attività. Nei prossimi giorni porterò anche il mio contributo sui temi su cui ho maggiori competenze, a partire da quelli ambientali, dove il 2015 è stato un anno di cruciale importanza, sancito da tre importanti risultati: l’enciclica Laudato sì, l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite con gli obiettivi di sviluppo sostenibile, la Conferenza di Parigi sul clima. In questo e negli altri tre ambiti c’è ampio spazio per declinare la nostra azione civica di tutela dei diritti in una prospettiva di lungo periodo in cui valorizzare sempre di più l’empowerment dei cittadini attivi nella tutela dei beni comuni e nello sviluppo di una società più equa e sostenibile.
  6. Al fine di dotare noi stessi e i tutti i cittadini che avvicineremo alla nostra casa delle necessarie competenze per essere consapevoli e capaci di agire con efficacia dobbiamo rafforzare alcuni strumenti, a partire dalla Scuola di Cittadinanzattiva che così bene ha funzionato in questi anni.  Un nostro segno distintivo è sempre stato quello della “capacitazione” dei cittadini, in modo da renderli protagonisti della valutazione civica; alla luce dell’ampliamento del nostro ruolo dobbiamo potenziare questo orientamento, proprio a partire dalle nostre assemblee territoriali. Il progetto Valere ci potrà aiutare a comprendere meglio e a valutare i risultati delle nostre diverse modalità di azione. Dopo averlo sperimentato a livello di sede centrale, dovremmo estenderne l’applicazione delle sedi regionali e territoriali.
  7. La creazione di competenze è infatti un tutt’uno con la comunicazione e la rappresentazione del Movimento. Pur nei limiti del mio ruolo di garanzia, mi capita con una certa frequenza di rappresentare Cittadinanzattiva in Convegni. Devo confessarvi che in queste circostanze devo spesso direttamente farmi parte attiva per comprendere qual è la posizione del Movimento su alcuni temi specifici o quali sono i risultati specifici che abbiamo raggiunto.
    1. In alcune particolari circostanze ci siamo preoccupati in sede di Direzione Nazionale di condividere dei position papers su temi rilevanti, ma in generale non esiste un’elaborazione strutturata di documenti che possano essere condivisi e quindi costituire una guida per tutte le componenti del Movimento.
    2. Antonio stesso nella sua relazione ha presentato una serie di numeri che dessero un quadro di sintesi di tutto ciò che facciamo, ma molti di quei dati li ha dovuti richiedere ad hoc: non erano presenti sistematicamente nelle nostre rappresentazioni.

Anche su questo quindi possiamo fare molto di più, finalizzando discussioni mirate e iniziative di formazione/rendicontazione che ci consentano di essere più coesi ed efficaci.

  1. Questa riflessione sulla comunicazione interna ed esterna ci porta all’ultimo punto, relativi al nostro ruolo nella società. La prospettiva non può che essere quella di una casa dei cittadini attivi ancora più aperta che sappia interloquire in modo sistematico con le altre associazioni, con le istituzioni e con gli attori economici, generando circuiti attivi di miglioramento degli obiettivi che noi ci prefiggiamo. Una chiara pianificazione strategica da questo punto di vista può consentire di presentarci con piena consapevolezza al dialogo con i diversi attori, cercando una riferimento di base negli obiettivi condivisi, su cui possono essere misurati i risultati della collaborazione. Questo approccio può consentire alle diverse sedi territoriali di trovare un proprio terreno di declinazione del dialogo e della partnership, coerente con il disegno generale. Possiamo individuare molti potenziali vantaggi in questo approccio che ci consentono di riprendere in termini di sintesi alcuni dei punti trattati in precedenza:
    1. la ricerca delle risorse per lo svolgimento delle attività potrebbe essere fortemente coerente con ciò che facciamo (anche nei territori), evitando i rischi di diventare un “progettificio” o di ricevere sponsorizzazioni lontane dai nostri scopi. Peraltro la costruzione di un percorso di partnership basato sull’agire comune e sulla rendicontazione dei risultati consente un progressivo consolidamento delle relazioni di partenariato, con reciproca soddisfazione. In questo ambito il movimento può recuperare un ruolo di leadership che aveva conquistato una quindicina di anni fa sul tema della cittadinanza d’impresa e in questo spirito vi invito a seguire la specifica sessione che vi sarà durante il Congresso.
    2. L’elaborazione strategica non è solo propedeutica a questo approccio, ma potrebbe significativamente arricchirsi del contributo di alcuni di questi interlocutori. In Direzione Nazionale vi è la presenza di qualche leader associativo che già ci ha dato importanti spunti, ma potremmo allargare la nostra analisi coinvolgendo altri stakeholder nell’individuazione delle priorità strategiche per i prossimi anni.
    3. Il tema della governance ha un riflesso importante nel rapporto con le istituzioni e con alcuni soggetti pubblici (in particolare nel settore sanitario). Anche qui può essere utile comprendere bene come nell’arretramento del settore pubblico si possano creare opportunità condivise di azione civica che rispondano pienamente allo spirito dell’art.118 e come queste possano trovare adeguato spazio all’interno di un nostro sistema di governance allargato, che si inclusivo delle forme innovative di attivismo civico.
    4. Infine è evidente come questo approccio trovi una diretta rispondenza nello sforzo per la costruzione di capacità e per la corretta rappresentazione di ciò che facciamo al nostro interno e all’esterno.

In altri termini il ruolo nella società dei cittadini attivi è un tema di carattere culturale e sociale che pervade il significato stesso del nostro movimento. Siamo tutti fortemente orientati all’azione concreta, ma questa è tanto più efficace quanto più inserita in un quadro di senso, che a partire dal nostro azzeccatissimo nome noi abbiamo e dobbiamo continuamente aggiornare.

  

Marco Frey

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