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Leader, manager, ora sindaci e allenatori. Sono gli appellativi con cui i Presidi, o più burocraticamente detti Dirigenti scolastici, si sentono chiamare da qualche riforma della scuola a questa parte. Il disegno di legge renziano sembra voler attribuire loro più poteri: elaborazione di un piano dell’offerta formativa triennale con ampi margini di manovra nella modulazione del curriculum degli studenti, chiamata diretta dei prof, assegnazione di un premio economico ai docenti in base ai risultati ottenuti.

Ma non tutti sono d'accordo: molti intravedono i rischi non solo che la riforma sia snaturata dalla discussione in Parlamento, ma soprattutto che la stessa accentri su un uomo solo, il Preside appunto, tutti i poteri di gestione di una cosa pubblica come la scuola.
In una interessante intervista del Corriere della sera,  il punto di vista di Tommaso De Luca,  preside di una delle più antiche scuole d’Italia, l’Istituto tecnico Avogadro di Torino, che da anni collabora e partecipa alle iniziative di Cittadinanzattiva.

Aurora Avenoso

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