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La Giustizia non può permettersi di fermarsi ma di certo, al momento, non sono garantite tutte le misure e le condizioni necessarie per evitare un rallentamento sia rispetto al funzionamento degli uffici, sia rispetto al proseguimento delle udienze, molte delle quali in modalità telematica. Per questo è arrivata la denuncia dell’ Associazione nazionale magistrati che parla di “carenze diffuse” e di “rischi cui vengono esposti gli operatori e gli utenti”, mentre la pandemia avanza nei palazzi di giustizia e le Istituzioni competenti sono a oggi silenti. I magistrati italiani continuano a disporre di applicativi inadatti per celebrare udienze a distanza, con reti di connessione inefficaci; mancano le annunciate dotazioni informatiche per lo smart working del personale giudiziario; magistrati, avvocati, personale e utenti continuano a utilizzare aule e spazi inadatti a ospitare le udienze in presenza, questi i punti salienti della protesta.

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Valentina Ceccarelli

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