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Un passo in avanti in tema di protezione dell’ambiente e dei diritti umani è stato compiuto grazie all’accordo raggiunto dal Consiglio e dal Parlamento Europeo circa la Direttiva relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità. La Direttiva definirà gli obblighi delle grandi società relativamente agli impatti negativi effettivi e potenziali sui diritti umani e sull'ambiente per quanto riguarda le loro attività, quelle delle loro filiazioni e quelle svolte dai loro partner commerciali. Le imprese avranno inoltre l’obbligo di adottare un piano volto a garantire il rispetto e la compatibilità del loro modello di business e della loro strategia con l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici

L’accordo provvisorio raggiunto dal Consiglio e dal Parlamento, definisce l’ambito di applicazione della Direttiva, oltre a chiarire le responsabilità delle imprese inadempienti, definire nello specifico le varie sanzioni e completare l'elenco dei diritti e dei divieti che le imprese dovrebbero rispettare.

La Direttiva, secondo l'accordo, si applicherebbe alle società di grandi dimensioni con oltre 500 dipendenti e un fatturato netto a livello mondiale di oltre 150 milioni di euro. Tre anni dopo l'entrata in vigore, la direttiva amplierà il suo ambito di applicazione che coinvolgerà anche le società di paesi terzi con un fatturato netto superiore a 150 milioni di euro generato nell'UE. La Commissione dovrà pubblicare un elenco di imprese di paesi terzi che rientrano nell'ambito di applicazione della direttiva.

L’accordo e la direttiva vanno a rafforzare le disposizioni connesse all'obbligo che le società di grandi dimensioni si adoperino al massimo per adottare e attuare un piano di transizione per la mitigazione dei cambiamenti climatici.

È importante sapere che l’accordo garantisce e rafforza la responsabilità civile stabilendo che entro cinque anni i soggetti interessati dagli impatti negativi (compresi sindacati e organizzazioni della società civile) possono intentare un'azione.

In ultimo, le imprese che rilevano impatti negativi sull'ambiente o sui diritti umani imputabili ad alcuni dei loro partner commerciali dovranno porre termine a tali rapporti commerciali, qualora non sia possibile evitare o porre fine a detti impatti.

Nel caso in cui le imprese, che hanno violato la direttiva, non pagassero le sanzioni, l’accordo prevede vari provvedimenti inibitori e tiene conto del fatturato della società ai fini dell'imposizione di sanzioni pecuniarie (ad es. un massimo pari ad almeno il 5% del fatturato netto della società). L'accordo prevede anche l'obbligo di coinvolgimento attivo per le società, ivi compresi un dialogo e una consultazione con i pertinenti portatori di interessi, quale misura del processo di dovuta diligenza.

L'accordo provvisorio chiarisce gli obblighi per le imprese riportati nell’elenco di diritti e divieti che hanno un impatto negativo sui diritti umani in caso di abuso e violazione ampliandoli con nuovi elementi in particolare per i gruppi vulnerabili.

Grazie all’accordo si ampliano i riferimenti alle convenzioni internazionali a cui si fa riferimento e viene chiarita la natura degli impatti ambientali contemplati dalla direttiva definendoli come qualsiasi degrado ambientale misurabile, quali cambiamenti nocivi del suolo, inquinamento idrico o atmosferico, emissioni nocive o consumo eccessivo di acqua o altri effetti sulle risorse naturali.

L’accordo provvisorio dovrà essere approvato e formalmente adottato da entrambe le Istituzioni.

Per approfondire

Mandato negoziale del Consiglio
Proposta iniziale della Commissione
Sostenibilità delle imprese (informazioni generali)


Aggiornamento realizzato nell'ambito del progetto Vita da generazione spreK.O., finanziato dal MIMIT. D.M. 6/5/2022 art. 5

Martina Lalli

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