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Circa 1 miliardo di persone nel mondo (il 12% della popolazione), di cui 136 milioni in Europa, soffrono di emicrania. È infatti la terza patologia più diffusa a livello globale e colpisce tre volte di più le donne rispetto agli uomini, in particolare nella fascia d'età tra i 25 e i 55 anni. 

Con il primo web meeting, in programma oggi sulla piattaforma Gotowebinar, Cittadinanzattiva avvia la campagna di sensibilizzazione ed informazione “Colpo di testa. I tuoi diritti su emicrania e cefalea” con il contributo non condizionato di TEVA.

“Con la legge 81/2020, l’emicrania è stata ufficialmente riconosciuta come patologia cronica invalidante, ma ancora tante sono le lacune informative con cui devono fare i conti i cittadini che ne soffrono, in gran parte donne giovani e in età lavorativa. È una sfida, quella dell’informazione e della consapevolezza su questa patologia, con cui deve confrontarsi il nostro SSN nell’ottica di una maggiore sostenibilità anche economica nella gestione dell’emicrania come patologia sociale rilevante e soprattutto nel garantire uguali diritti ai cittadini”, dichiara Anna Lisa Mandorino, vice segretaria generale di Cittadinanzattiva. “C’è ancora molto da fare per migliorare l’informazione, per orientare la persona ai servizi (Centri cefalea accreditati), di modo che si giunga a una adeguata e tempestiva presa in carico dei pazienti, a una diagnosi precoce e possa essere garantito l’accesso alle terapie più innovative, in grado non solo di intervenire sui sintomi ma anche di prevenirli”.

La campagna sarà diffusa nei prossimi mesi attraverso i profili social Facebook e Instagram, con l’obiettivo, partendo dalle storie delle persone che soffrono di emicrania, di contribuire a dare informazioni e orientamento, creare maggiore consapevolezza e combattere il pregiudizio ancora legato alla patologia. Accanto alla campagna social, Cittadinanzattiva realizzerà un instant book per raccontare le storie di chi ne soffre e fornire strumenti utili ai cittadini per orientarsi su diagnosi e cura dell’emicrania. Sarà inoltre diffuso a breve un questionario per conoscere il vissuto dei pazienti.

Per oltre il 40% di pazienti più di due anni per la diagnosi. Colpita la socialità e i rapporti familiari

Secondo l’Indagine Vivere con l’emicrania (Censis, 2019), il dolore è l’aspetto percepito come più penalizzante (80%), perché condiziona la vita sociale, lavorativa e familiare e tende a riguardare in misura maggiore le donne. I pazienti dichiarano di avere in media circa dieci attacchi al mese che, se non debitamente trattati, durano in media 24-48 ore (46%), oltre le 48 ore (34,1%), meno di 24 ore (19,9%).

Inoltre, secondo la ricerca Insite consulting (2019) realizzata in 10 Paesi tra cui l’Italia (campione di 7.520 di cui 1003 italiani), il 60% dei pazienti italiani ritiene che l’emicrania incida negativamente sulla loro salute e benessere: condizioni di stanchezza, tristezza e depressione sono presenti nei pazienti con emicrania. Si dicono «esausti» (40% ITA, vs 58% UE), «depressi» (28% ITA (vs 39% UE), «tristi» (28% ITA vs 35% UE). L'aspetto più colpito per gli italiani è la socialità ("incontri" con il 27% ITA vs 15% UE) oltre alle relazioni familiari. Chi vive con l'emicrania tende spesso a nasconderla per non pesare sull'altro. Infatti l'emicrania non riguarda solo chi ne soffre ma anche chi sta più vicino: i figli dei pazienti sono quelli che ne risentono di più (52% ITA vs 57% UE).

Il 41% dei pazienti italiani con emicrania dichiara di avere una diagnosi dopo più di 2 anni (vs 47% UE), ma si dichiarano abbastanza soddisfatti - una volta che la loro patologia è presa in carico - della relazione con il medico curante (66% di soddisfazione vs 61% UE).

Ufficio Stampa

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