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Ex braccianti vittime di sfruttamento, migranti, contadini, giovani precari e disoccupati sono i protagonisti di queste storie di riscatto e di imprenditoria volte a dare dignità ai lavoratori e a produrre cibi di qualità. Da Rosarno alle Langhe, hanno dato vita a cooperative che producono dalle salse di pomodoro ai formaggi, dalle marmellate al miele, o che si occupano della raccolta di agrumi e olive. 

"Nonostante negli anni siano nate varie realtà come queste, l’emergenza legata allo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura è tutt’altro che finita. Nell’ottobre 2016 il Parlamento italiano ha approvato la nuova legge sul caporalato, che prevede pene più severe per le aziende che si avvalgono dell’intermediazione illecita, e il Governo ha promesso maggiori controlli.

 

Aspettando che la legge porti risultati concreti – se mai ce ne saranno – si spera che altri lavoratori si ribellino da condizioni d'impiego disumane. Come ha fatto Lamine in Calabria: “Continuavo a pensare: non sono uno schiavo e neppure i miei fratelli africani lo sono. Non ho più accettato di essere un cane”. E così da lavoratore della terra, sfruttato e vessato, prima ha lavorato con Sos Rosarno, poi è diventato un mediatore culturale lavorando nelle questure del Mezzogiorno. Ora è lui ad aiutare gli altri migranti in difficoltà". Continua a leggere su Repubblica.it

Aurora Avenoso

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