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Editoriali

L’istituto Agrario “Scorciarini Coppola” di Piedimonte Matese è chiuso da più di due anni e i suoi studenti sono ospitati nell’Istituto Commerciale della stessa città senza più laboratori da utilizzare e terreni da coltivare, ma nell’Anagrafe l’istituto risultaattivo ed operante; la scuola Media Don Milani di Lamezia Termepresenta gravi problemi strutturali, di accessibilità e di evacuazione che ne consiglierebbero la chiusura immediata, ma non secondo l’Anagrafe, che non fornisce tali informazioni; l’IC Pirandello di Lampedusa presenta un’aula puntellata, altre aule con infiltrazioni di acqua e distacchi di intonaco, inadeguati sistemi di evacuazione, ma non secondo l’Anagrafe che non riporta alcun dato sullo stato dell’immobile. Sono sole tre dei 100 casi esaminati ad agosto 2015 da Cittadinanzattiva, all’indomani della pubblicazione dell’Anagrafe dell’Edilizia scolastica e sui quali, a distanza di qualche mese (marzo 2016) , si è tornati a verificare se fossero stati apportati aggiornamenti, come promesso dal Ministero dell’Istruzione. Ma nulla è cambiato. Il Miur aveva,infatti, dichiaratocome si legge ne “La scuola in chiaro”che: “…a seguito di accordo in conferenza unificata di intesa con Comuni e Province, è stato stabilito di aggiornare al 31 gennaio 2016 la pubblicazione dei dati relativi alle certificazioni degli edifici al fine di consentire l'adeguamento delle informazioni contenute nella sezione agli interventi recentemente autorizzati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca”.

Eppure ad oggi non si trovano ancora, nell’Anagrafe, per nessuna scuola, né le informazioni relative alle certificazioni di agibilità statica, igienico-sanitaria e prevenzione incendi né la data di rilevazione o di aggiornamento dei dati né da quale fonte siano stati tratti.

Ecco perché non abbiamo avuto dubbi, come Cittadinanzattiva e Legambiente di dichiararepubblicamentein questi giorni che:

  • i dati dell’Anagrafe sono ancora adesso un collage di informazioni rilevate in anni e con strumenti molto, troppo diversi tra loro;
  • almeno per alcune regioni,i dati risultano ancora in gran parte mancanti o non aggiornati (Lazio, Campania, Calabria, Basilicata, Sicilia, Sardegna) e dunque poco attendibili;
  • cosa ancor più grave, gran parte degli interventi già realizzati con il Piano scuole o appena finanziati, possano essere stati decisi sulla base di criteri non oggettivi e, forse, non di urgenza e gravità.

Queste ragioni spiegano perché tanta insistenza da parte nostra sull’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica tanto sollecitata e il cui avvio faceva ben sperare. E' troppo pretendere, a 20 anni dalla sua istituzione con la legge 23/1996, una fotografia reale dello stato delle scuole italiane? Quante siano da chiudere, quante da mettere in sicurezza, su quante non convenga investire ma sia preferibile ricostruire? E, conseguentemente,è troppo chiedere che sia preliminare a qualsiasi piano di interventi, un censimento aggiornato sullo stato dei quasi 42.000 edifici scolastici? E’ troppo pensare a quanto sarebbe utile l’Anagrafe al Governo, ad ogni singolo Comune e, perché no, ad ogni singolo cittadino, come strumento di programmazione e di controllo degli interventi di edilizia scolastica?L’inerzia mostrata da Comuni, Regioni e Ministero dell’Istruzione farebbe propendere per una risposta affermativa.

Purtroppo sorge il dubbio che il successo ottenuto con la sentenza del Tar del Lazio e con il successivo pronunciamento del Consiglio di Stato, ad opera diCittadinanzattivanei confronti del Ministero dell’istruzione perché venissero pubblicati i dati dell’Anagrafe,si stia dimostrando, ad oggi, una vittoria di Pirro.
Colpisce, infatti,il silenzio assordante che è seguito alla denuncia di Cittadinanzattiva e Legambiente,dei giorni scorsi, sul mancato rispetto dell’aggiornamento dei dati dell’Anagrafe entro il 31 gennaio da parte del Ministero dell’Istruzione e da parte di Regioni, Comuni e Province, responsabili il primo di omettere informazioni importanti, come le certificazioni, e i secondi dinon aver fornito ancora tutti i dati o non del tutto attendibilida riversarenell’Anagrafe nazionale.

Non ci si deve meravigliare allora se, da parte di noi cittadini ed organizzazioni civiche,con una Pubblica Amministrazione ancora troppo poco trasparente ed accessibile, con delle Istituzioni statali e locali ancora troppo referenziali e con un Paese dalla memoria corta, si faccia strada la convinzione che quello che si auspica sia che tanto i cittadini (e le loro organizzazioni) prima o poi si stancheranno di chiedere l’applicazione di leggi, di mettere i bastoni tra le ruote con questa loro smania di voler sapere e controllare, e che tutto finirà nel dimenticatoio.

Tanti, è vero, sono i cittadini rassegnati o quelli brontoloni o disfattisti che ci capita di incontrare ogni giorno. Ma ci sono anche quelli che agiscono diversamente.

Per tornare ai casi citati all’inizio, difronte a studenti, docenti e dirigente scolastico dell’Istituto Agrario di Piedimonte che raccolgono firme e preparano dossier per chiedere sopralluoghi e ristrutturazione di una scuola situata in uno stabile antico e ben attrezzato; difronte al gruppo di genitori della Scuola Media Don Milani che ha compreso la gravità della situazione dichiarandosi disponibile a percorrere soluzioni alternativeall’attuale; difronte al Comitato Mamme di Lampedusa che si sono oppostealle soluzioni-tampone prospettate dall’Amministrazione comunale, rivelatesi ancor più dannose dei problemi che volevano risolvere; difronte a tutto ciò, viene da pensare che valga la pena di continuare a lavorare per latrasparenza e l’attendibilità dei dati sulle scuole come sugli altri ambiti della pubblica amministrazione, per il rispetto degli impegni presi pubblicamente dalle istituzioni dello Stato e dagli Enti locali, perché si avvii un coinvolgimento effettivo e, ove possibile come per la nuova edilizia scolastica, un processo di progettazione partecipata perché ancora molti sono i cittadini che non si arrendono allo status quo, che vogliono contribuire a migliorare le cose, a partire dalla scuola, e che non demordono. E noi siamo tra questi.

Adriana Bizzarri

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