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Editoriali

Per affrontare la pandemia che da mesi ha investito tutto il mondo serve “anche” trasparenza sui dati, sanitari e non solo. Si parla dell’importanza della trasparenza e del “governo aperto” (open government) oramai da anni e sono tante le attività che hanno coinvolto la Pubblica amministrazione italiana e la società civile, in questo senso. Cittadinanzattiva è da sempre in prima linea per promuovere iniziative volte alla diffusioni di dati ed informazioni detenute dalla pubblica amministrazione, sia essa di livello centrale o locale, affinché siano messi a disposizioni di coloro che dovrebbero essere i primi soggetti destinatari di quelle informazioni: i cittadini. Durante l’emergenza ci saremmo aspettati una maggiore trasparenza e accessibilità ai dati, invece questo non è accaduto, anzi, nella prima fase dell’emergenza, il decreto Cura Italia” ha sospeso fino al 15 aprile inizialmente e con altro decreto fino al 15 maggio, l’accesso a informazioni riferite a procedimenti amministrativi.

La gestione trasparente dei dati durante la pandemia non è un tema poco rilevante, anzi, comunicare i dati in modo trasparente e corretto è stato uno dei punti di forza in alcuni paesi, ad esempio la Nuova Zelanda ha reso disponibili, fin dall’inizio della pandemia, i dati disaggregati sui tamponi resi anonimi, in questo modo le associazioni e i cittadini hanno potuto analizzarli e hanno fornito proposte e suggerimenti su come utilizzarli al meglio. L’Italia e l’Unione Europea, invece, non hanno brillato per “apertura “e “condivisione” dei dati.

Le Regioni, a distanza di mesi dall’inizio dell’emergenza, non hanno diffuso dati uniformi e coerenti e questo ha causato molte difficoltà nel “processare” poi i dati a livello nazionale, è accaduto per le informazioni relative al numero dei tamponi, sta accadendo per i vaccini.

In questo quadro si inserisce l’indagine civica relativa all'approvvigionamento dei vaccini da parte delle regioni che abbiamo avviano dal 3 settembre 2020 tramite lo strumento dell’accesso civico generalizzato, (noto come Foia italiano) che a partire dal 2016 permette anche ai singoli cittadini e alle associazioni come Cittadinanzattiva di chiedere conto alle pubbliche amministrazioni di dati da esse detenuti e che devono essere accessibili a tutti.

Solo dieci Regioni su venti ci hanno fornito, peraltro non sempre in maniera completa, i dati che abbiamo richiesto. Le altre regioni, semplicemente, come spesso accade quando si usa l’accesso civico, non hanno risposto. Le mancate risposte denotano un totale disinteresse non nei confronti di Cittadinanzattiva ma dei cittadini che di quei dati, in questo momento più che mai hanno un grandissimo bisogno. Troppo spesso la trasparenza, ancora oggi, è considerata un inciampo una limitazione all’azione della pubblica amministrazione, un peso, in realtà è esattamente l’opposto fornire informazioni chiare trasparenti e nei tempi giusti renderebbe quanto mai rapida ed efficace l’azione della pubblica amministrazione. Soprattutto in un momento cruciale come la pandemia, in cui è ancor più importante che l’azione e le decisioni di chi ci governa a livello regionale e nazionale sia chiara e accessibile per tutti.

Isabella Mori

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