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Editoriali

primarie pd 01

È la domanda che in tanti si sono posti e si stanno ponendo in questi giorni.
Le primarie del centro sinistra di domenica scorsa sono state un segnale molto forte in questo senso, denso di mille significati che vengono dalla grande partecipazione popolare ma, una volta tanto, anche da un confronto vero tra idee e strategie sostenute da candidati seri, in cui chi vota ha la possibilità di riconoscersi.

Sono state, come ha sottolineato negli scorsi giorni Arturo Parisi, le prime “primarie vere”, dove si sono confrontati candidati non sicuri di vincere, che hanno raccolto consensi trasversali rispetto alle loro origini politiche e che hanno in questo modo contribuito a costruire probabilmente un pezzo di identità del centro sinistra e dello stesso PD, che, molto spesso, fino a ora sono sembrati a “metà del guado”.
La partecipazione dei cittadini così numerosa, la partecipazione di persone che non si conoscevano ma che in fila, in attesa di votare, parlavano di politica, è un segnale di come, se si dà fiducia ai cittadini, se non si ha paura del loro giudizio, se li si invita a partecipare con contenuti seri, se lo si fa proponendo facce presentabili, i cittadini sono in grado di ripagare, abbondamente, quella fiducia.
Una fiducia che ha avuto modo di consolidarsi anche per i toni della campagna per le primarie, che è stata sobria, con accenti giustamente accesi ma non fuori le righe, che è cresciuta senza aver bisogno di demonizzare gli avversari ma attraverso una reciproca legittimazione.
Tutte cose normali in un paese normale, ma che per noi sono una conquista importante, da consolidare e da far diventare consuetudine per tutti coloro che si candidano a governare il nostro paese: lo dico facendo un sincero augurio affinché questa strada venga intrapresa subito e senza indugi anche dal Pdl, benché al momento non sembrano essercene le premesse.
Intanto, le primarie di domenica danno un credito molto forte al centrosinistra da parte dei tanti che sono andati a votare, un credito che va ben amministrato e che sarebbe criminale sprecare.
Detto questo le primarie senza dubbio non sono l’unico strumento di partecipazione, forse non sono neanche il migliore; ma sono essenziali in un momento in cui gli spazi della partecipazione politica si sono talmente ristretti che una visione oligarchica della rappresentanza politica basata sulla cooptazione degli “amici degli amici”, “nominati” spesso senza alcun merito se non quello di essere “fedeli” al capo di turno, era la regola.
Il prossimo banco di prova sarà rappresentato dalla selezione dei candidati per le elezioni amministrative, ma, in particolare, per le politiche visto che vi andremo, verosimilmente, con l’attuale legge elettorale, simbolo del fallimento di un modo di fare politica totalmente autoreferenziale.
Credo che le organizzazioni della cittadinanza attiva si debbano battere, e noi lo faremo, affinché la nuova fase politica che nascerà abbia uno “spirito costituente”, che metta al centro il diritto alla partecipazione dei cittadini e il dovere dell’”accountability” da parte di chi si candida a governare, perché è finito il tempo della “delega in bianco”, del “non disturbate il manovratore” o del “ci avete votato, ci rivediamo tra 5 anni”.
Ci batteremo affinché nel dibattito pubblico i temi che riguardano il futuro di questo paese siano temi veri su cui un paese normale è tenuto a confrontarsi.
Per questo, pur essendo in disaccordo sul merito poiché abbiamo come Cittadinanzattiva un giudizio molto netto e non accettiamo in nessun caso l’idea di mettere in discussione il Servizio sanitario universale,  ho apprezzato per il metodo l’intervento del presidente Monti sulla sostenibilità futura della sanità italiana: avere il coraggio di mettere nell’agenda politica in vista delle prossime elezioni un tema tanto delicato e serio, su cui ci aspettiamo che chi vuole governare l’Italia dia indicazioni molto precise, ci fa ben sperare sul fatto che, una volta tanto, in campagna elettorale i contenuti abbiano un peso maggiore dei contenitori.
Senza dubbio c’è molto da lavorare ma i segnali che “un altro modo di governare è possibile” ci sono. Faremo del nostro meglio per far sì che questi segnali diventino una consuetudine, in ogni partito, in ogni amministrazione del paese.

 

Antonio Gaudioso, Segretario Generale di Cittadinanzattiva

Antonio Gaudioso

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