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Partiamo oggi con le schede informative sul referendum del 12 e 13 giugno: il terzo dei quattro quesiti è quello sul nucleare. Il referendum, proposto dall'Italia dei Valori, chiede nel dettaglio l'abrogazione parziale del decreto legge del 25 giugno 2008 (poi convertito in legge con successive modifiche) e che riguarda appunto le "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e perequazione tributaria". Ma al di là del linguaggio tecnico, che potrebbe confondere molti elettori, i cittadini dovranno di fatto esprimersi sull'abolizione di alcune norme relative alla costruzione di nuove centrali per la produzione di energia nucleare sul territorio italiano. Votare sì significa quindi abrogare la contestata legge, esprimendo contrarietà alle ambizioni 'atomiche' del governo, che da parte sua teme l'esito referendario. E lo teme al punto che già da settimane ha annunciato una moratoria di un anno su qualsiasi decisione in materia a cominciare dalla scelta dei siti su cui dovrebbero sorgere le centrali e che, ad oggi, dovrebbe essere concordati con le Regioni.

Uno stop, che vuole essere una pausa di riflessione sulla scia di nefaste esperienze più o meno recenti, che vanno dallo tsunami giapponese e il disastro degli impianti di Fukushima fino a Chernobyll, le cui conseguenze rimangono a distanza di venticinque anni fotogrammi impressi nella memoria di ognuno. E se la moratoria da un lato sospende per dodici mesi ogni scelta in materia di nucleare, dall'altro non corrisponde a nessuna decisione importante, ma piuttosto sembra a molti un tentativo per depotenziare il referendum e scoraggiare l'affluenza.

Il tema, tuttavia, è molto sentito dalla popolazione - al pari della privatizzazione dell'acqua e del legittimo impedimento anche'essi oggetto della consultazione- non solo perché investe strategie industriali e piani di  finanziamento di cui solo tra molti anni si vedranno i benefici, ma anche e soprattutto perché rappresenta la tappa di un percorso che porta dritto alla realizzazioni di impianti che, se qualcosa dovesse andare storto, potrebbero rivelarsi pericolosi, se non fatali, per il territorio e i suoi abitanti.

E lo scetticismo è molto diffuso tra la gente come dimostrano i risultati della votazione del 15 e 16 maggio scorsi in Sardegna, rivelatasi un avamposto della linea anti-nucleare. Il 97% dei sardi  che si sono recati alle urne, ha infatti scelto per un futuro atom-free, bocciando le istanze dell'esecutivo con un plebiscito che lascia ben sperare i sostenitori del sì, su base nazionale. Quello sull'energia nucleare è del resto un dibattito che non interessa solo il Bel Paese, che però, diversamente da altri, non ha mai promosso una politica lineare sul tema e che ora rischia di aver perso il treno.

Una posizione che, seppur non dettata esclusivamente da sentimenti eco-solidali, oggi potrebbe rivelarsi al passo con i tempi. Un recente studio del WorldWatch Institute evidenzia infatti come l'energia atomica abbia iniziato la propria parabola discendente già dal 1980, e nel 1990 per la prima volta il numero di reattori arrestati ha superato il numero di avviamenti. Un trend confermato anche da ulteriori analisi: con riferimento ad aprile 2011, risultano in funzione nel mondo un totale di 437 reattori nucleari per 30 Paesi, 8 in meno rispetto al picco massimo di 444 reattori del 2002.

Da questo anno inoltre i reattori avviati sono stati 25, mentre quelli spenti 32, compresi i 6 di Fukushima ma esclusi i 7 fermati in Germania dopo il disastro giapponese. E cala anche la produzione mondiale di elettricità derivante dall'energia nucleare: nel 2009  gli impianti hanno prodotto 2558 TWh, con una flessione di circa il 4% se confrontati con i dati del 2006. Altro problema è poi quello delle scorie radioattive: secondo una mappatura di Greenpeace sono 23 i siti italiani in cui attualmente sono stoccate e per la maggior si tratta di rifiuti ancora all'interno di ex impianti. ormai disattivati e posizionati vicino all'acqua.

Redazione Online

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