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Editoriali

Oltre alla consuete domande che le vengono sottoposte normalmente e non avendo la possibilità di rivolgergliele direttamente, le vorremmo sottoporre alcune questioni estremamente concrete ma ancora irrisolte.
Aule sovraffollate sì, aule sovraffollate no?
Lo scorso 4ottobre ha dichiarato che il fenomeno delle classi sovraffollate sarebbe di “modeste dimensioni” in quanto rappresenterebbe solo lo 0,4% del totale delle classi e che quelle sovradimensionate, ovvero con 30 o più alunni, riguarderebbe soprattutto le scuole secondarie di secondo grado. Ammesso e non concesso che sia così (perché i dati sono quelli resi noti dal Ministero e non c’è modo di verificarne la loro attendibilità) il Ministro sa che lo 0,4% delle classi corrisponde a 1.500 classi per un totale di 45.000 studenti circa?

Anche se il numero delle classi in soprannumero non fosse maggiore di questo, rimane grave il fatto che 45.000 ragazzi debbano frequentare aule non a norma per la prevenzione degli incendi, invivibili e inadatte a garantire le condizioni minime di apprendimento. Per questo Cittadinanzattiva proseguirà la sua indagine annuale sugli edifici scolastici e, sulla base di segnalazioni di genitori e di insegnanti e dei dati raccolti, presenterà, forse, una realtà un po’ diversa, addirittura più grave di quella sopradetta.

Fondi straordinari o fondi ordinari per la sicurezza delle scuole?
I fondi FAS già stanziati prevedono, complessivamente un miliardo di euro per interventi straordinari di messa in sicurezza nelle scuole suddivisi in più anni . Il primo stanziamento ha riguardato le scuole dell’Abruzzo (250 milioni), la seconda parte è stata ripartita su 1700 scuole in tutta Italia. Stanziamento, però, non significa erogazione effettiva ed esecuzione dei lavori. Quindi è anche possibile che laddove i fondi siano stanziati, le scuole non ne abbiano ancora usufruito. Manca, però, una parte di quello stanziamento. Per questo le chiediamo: quando sarà possibile utilizzare l’ultima parte dei fondi FAS per mettere in sicurezza le scuole più degradate? Secondo quali criteri? Le regioni del Sud avranno almeno in questo terzo stralcio la priorità, dal momento che le scuole peggiori si trovano nelle regioni meridionali e nelle isole e che questi fondi erano in origine ad esse destinati?
Perché non sono stati previsti neanche in questa finanziaria fondi ordinari per l’edilizia scolastica né per quest’anno, né per i prossimi? Non sarebbe ora di uscire dalla logica “emergenziale” per ripristinare, invece, una sana ed efficace programmazione pluriennale, che garantisca la messa in sicurezza di un numero significativo di edifici scolastici?
Ancora: molti Comuni, pur avendo fondi da spendere per le scuole non possono farlo per i limiti imposti dal patto di stabilità. Possibile che non si riesca ad escludere da questi vincoli alla spesa pubblica, pure necessari, gli investimenti sull’edilizia scolastica?

Anagrafe dell’edilizia scolastica? Cercasi
La legge n. 23 del 1996 aveva previsto anche l’istituzione dell’Anagrafe cioè la mappatura dello stato degli edifici scolastici. Molta acqua è passata sotto i ponti o, peggio, molte tragedie sono avvenute da allora: la scuola elementare di San Giuliano di Puglia, la classe del Liceo Darwin di Rivoli, la Casa dello studente de L’Aquila.
Eppure, nonostante tutte queste vittime, anche a causa della mancata collaborazione di alcuni enti locali, si è arrivati, come affermato ufficialmente da Lei, ministro Gelmini, e dal Sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture Mantovani, al raggiungimento dell’80% dei dati dell’Anagrafe.
E allora ci permettiamo di chiedere: come è stato possibile mettere insieme dati così disomogenei come quelli dell’Anagrafe e della Mappatura avviata nel 2008, rilevati in periodi e con metodologie così diverse? Chi li terrà costantemente aggiornati? Se è vero che i dati sono disponibili per l’80% delle scuole, perché non renderli consultabili a tutti? I cittadini (famiglie insegnanti, studenti) hanno il diritto di sapere in che stato sono gli edifici che frequentano!

Bilanci delle scuole in rosso?
Si è chiesta come mai i Dirigenti scolastici non riescano più a fare fronte alle spese di funzionamento ordinarie e alle supplenze? Semplicemente perché con l’ennesima circolare proveniente (n.9537 del 2009) sono stati effettuati tagli del 25% sui bilanci di ciascuna scuola. Senza contare che i crediti maturati dalle scuole verso il Ministero sono risultati solo parzialmente riconosciuti e soltanto quelli per le supplenze. Parliamo di 1 miliardo di euro che le scuole hanno anticipato, che alle scuole servivano, oltre che per le supplenze, anche per le pulizie esterne, per gli esami, per i materiali di cancelleria, di pulizia, di igiene (sapone e carta igienica, tanto per capirci). Perché meravigliarsi se i Dirigenti scolastici sono costretti ad aumentare la richiesta dei contributi “volontari” alle famiglie per supplire a questa riduzione e ad usarli con destinazioni diverse da quelle previste per legge? Perché stupirsi delle continue richieste da parte delle scuole alle famiglie di contributi “in natura” cioè in carta, penne, carta igienica, saponi, ecc? Possiamo sapere se quei crediti saranno mai interamente riconosciuti e restituiti alle scuole? Dal momento che, Ministro, Lei invoca la qualità del servizio scolastico come motivazione ai tagli dovrebbe spiegarci in cosa consista la qualità di istituti scolastici dove manca di tutto e dove le famiglie sono chiamate a pagare per le necessità più urgenti?

Cittadinanza e Costituzione: materia virtuale?
Dopo tanta enfasi e tanti annunci sul ripristino dell’ora di educazione civica denominata Cittadinanza e Costituzione, riconosciuta materia curricolare con tanto di valutazione, dopo appena un anno di sperimentazione, con la Circolare n.86 dell’ottobre 2010 è stata cancellata ed è tornata ad essere materia fantasma, o meglio, “trasversale”ma nei fatti, di nuovo la cenerentola del curricolo scolastico. Perché questo improvviso dietro – front? Forse perché sono state diminuite le ore di insegnamento delle scuole secondarie e non si sarebbe saputo a quali insegnanti affidare questa materia? Forse perché nessun docente disponeva delle competenze richieste? E lo sappiamo tutti quanto bisogno ci sia di offrire una formazione civica di base ai giovani!

Perché non decolla la valutazione degli insegnanti e degli istituti scolastici?
Se fossimo nei Suoi panni vedremmo con preoccupazione il rifiuto, per non parlare di vero e proprio boicottaggio, della sperimentazione della valutazione da parte delle scuole e degli insegnanti avviata dal Suo Ministero nelle scorse settimane. Che la valutazione nel mondo della scuola sia indispensabile non c’è alcun dubbio e che la scuola opporrà resistenze al riguardo, pure.
Ma ci chiediamo: quanto sono stati coinvolti gli insegnanti e i loro sindacati nel processo che si intende avviare, data la sua importanza? Possibile che i tanti rifiuti a collaborare siano spiegabili solo con le resistenze ad essere valutati da parte degli insegnanti? Non ci sarà il timore che i fondi destinati ai meritevoli saranno prelevati dal blocco degli scatti di anzianità dei docenti?
Come vede gli interrogativi sono tanti e non possono essere ricondotti esclusivamente al problema di quanti sono gli insegnanti e quanto costano. La situazione è oggettivamente complessa come poche ma un consiglio appassionato ci sentiamo di darle: girare di più nelle scuole italiane, ascoltare insegnanti, personale ATA, studenti, vedere con i propri occhi ciò che accade e le condizioni reali in cui si studia e si lavora. Questo sarebbe davvero un modo concreto e sincero di “amare il proprio paese” ed anche la scuola pubblica italiana.

Adriana Bizzarri, responsabile scuola di Cittadinanzattiva

 

Adriana Bizzarri

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