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Editoriali

 

Con l’Intesa tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano concernente il Piano nazionale per la prevenzione per gli anni 2010-2012 del 29 aprile 2010 si stabilisce che entro il 30 settembre ciascuna Regione adotterà il piano regionale per la prevenzione, indicando gli obiettivi che il nostro Paese nelle diverse articolazioni istituzionali deve raggiungere e destinando a tal scopo 200 milioni di Euro oltre alle risorse già previste per la realizzazione degli obiettivi del piano sanitario nazionale.
Le aree di intervento con le quali le Regioni faranno i conti sono: programmi di prevenzione collettiva; programmi di prevenzione rivolti a gruppi di popolazione a rischio; programmi di prevenzione individuale; medicina predittiva.

 

Siamo sicuri che i fondi dedicati dal piano saranno effettivamente finalizzati alla prevenzione? Sarà possibile verificare se e come saranno utilizzati?

Allo stato attuale non risulta che ciò avvenga; verosimilmente il fondo per la prevenzione è destinato alla spesa sanitaria assistenziale nel suo insieme o su settori diversi. Questo non permette quindi, di valutare in modo puntuale la politica di prevenzione delle varie Regioni, ad esempio in ambito vaccinale, e di conseguenza i vantaggi che da tale politica potrebbero derivarne. Viene meno, per i cittadini, la trasparenza nell’accesso alle informazioni e il diritto di valutare questa politica nel suo complesso.

 

Il timore che l’adozione di piani regionali per la prevenzione possa generare anche in quest’ambito differenze a livello regionale è forte, sia per quanto riguarda la pianificazione delle strategie medico-sanitarie e di sanità pubblica, sia per l’accessibilità dei cittadini a prestazioni che riducono il rischio di insorgenza di patologie e/o ne favoriscono la diagnosi precoce (es. screening per la prevenzione da cancro, accesso a vaccinazioni non obbligatorie, etc.) influendo su una riduzione dei rischi e quindi delle spese.

 

La sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale e la garanzia dell’universalità dell’accesso ad esso è fortemente legata al tema della prevenzione, perché la posta in gioco è alta ed è su questo fronte che diventa prioritario l’intervento e il contributo di tutti gli attori: cittadini, organizzazioni civiche, istituzioni, professionisti sanitari, aziende, etc.

 

Proprio nell’anno della celebrazione del Trentennale di attività del Tribunale per i Diritti del Malato, questa è una delle criticità del Servizio Sanitario Nazionale che non ottempera quanto disposto nel primo punto della Carta Europea dei diritti del malato, il diritto a misure preventive: “Ogni individuo ha diritto a servizi appropriati per prevenire la malattia” e che sarà oggetto di un nostro impegno per il futuro.

Redazione Online

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