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Editoriali

punto_10_07_09Sul fronte del “dolore inutile” che si patisce sia nelle corsie degli ospedali che tra le mura domestiche, i cittadini del nostro Paese stanno combattendo da anni una vera battaglia. La legge n.12/2001 aveva dato uno scossone al sistema perché era intervenuta finalmente per “agevolare l’impiego dei farmaci analgesici oppiacei nella terapia del dolore”. Tuttavia una delle cause che ha ostacolato tale “agevolazione” è stata la necessità di prescrivere questi farmaci con un ricettario speciale, che per anni molti medici non hanno neanche ritirato. A questa difficoltà l’Ordinanza del Vice Ministro Fazio ha finalmente posto rimedio, poiché la prescrizione dei farmaci potrà avvenire con una ricetta ordinaria. Si tratta di un grande passo in avanti per la lotta al dolore, ma non sarà risolutivo, innanzi tutto perché l’ordinanza avrà effetto solo fino alla revisione del Testo Unico del 1990 e, in ogni caso, per non oltre un anno. Intanto sul DDL in discussione alla Camera - Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alle terapie del dolore – non c’è accordo sul finanziamento, cosa di non poco conto. Siamo molto preoccupati, non finanziare questa legge sarebbe un errore, soprattutto perché contiene provvedimenti sulle cure palliative domiciliari che vanno sostenuti perché le Regioni non ce la faranno. Le Unità di Cure Palliative domiciliari, infatti, sono carenti nel nostro Paese. Alcune Regioni utilizzano i servizi di Assistenza Domiciliare Integrata, che però hanno altre finalità. Al contrario serve solo la volontà politica per decidere che il dolore va misurato e registrato sempre in cartella clinica. E se una legge sul dolore dovrebbe essere approvata e in fretta, ce ne è un’altra già in vigore in materia di procreazione medicalmente assistita, che meriterebbe una revisione, perché provoca altrettante sofferenze inutili a migliaia di coppie che desiderano avere un figlio. La sentenza della Corte Costituzionale del 1° aprile e due recenti provvedimenti del Tribunale di Bologna hanno dato un colpo di scure a questa legge, legittimando la diagnosi pre-impianto e dando speranza alle coppie che rischiano di avere bambini con gravi patologie croniche degenerative, rare e genetiche.

Francesca Moccia
Coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva

(editoriale uscito su "il Salvagente" del 09-16 luglio 2009)

Redazione Online

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