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Editoriali

ImageUna settimana, quella che si sta chiudendo, all'insegna del tempo perturbato, almeno per quanto riguarda i diritti dei cittadini. Infatti, all'annuncio della possibile depenalizzazione del reato da errore medico fatto dal Sottosegretario alla Salute Fazio, si è immediatamente aggiunta una pessima notizia. Si tratta del rinvio sino all'inizio del 2009, nella migliore delle ipotesi, dell'avvio della class action all'italiana, l'azione risarcitoria collettiva. 

Non male come "infilata"! Nessun pregiudizio e nessun preconcetto nei confronti del nuovo governo, solo l'auspicio di trovarlo accanto ai cittadini nelle mille emergenze della loro vita quotidiana che fa i conti con servizi non proprio al top della qualità e del rispetto dei loro diritti.

Questa speranza di fronte a fatti del genere fatica a mantenersi. Già è fastidioso veder riemergere in tutta la sua virulenza il conflitto tra il premier e i magistrati. Questa insistenza rischia di diventare ancora una volta l'unica chiave di lettura e la leva di azione principale per riformare il servizio giustizia, aggravato da mali ben diversi e ben più dolorosi di quelli paventati da Berlusconi: tempi infiniti, costi insostenibili, scarsa tutela delle vittime, burocrazia imperante. Ci siamo, poi, sinceramente rimasti male a dover constatare per converso che la giustizia per i cittadini continua a segnare il passo.

            Cittadinanzattiva ha lavorato per anni per avere anche in Italia la possibilità di accesso alla class action. Il provvedimento che è emerso dal Parlamento è imperfetto e limitativo per gli stessi utenti, ma avvia un processo, apre una strada. Trovarsi di fronte ad un Ministro che senza consultare i diretti interessati - i cittadini consumatori - decide d'ufficio di rinviarne l'entrata in vigore, non è una bella cosa, soprattutto perché la mossa può anche preludere un insabbiamento. Nel mondo delle grandi aziende di servizi e delle banche non è ovviamente vista di buon occhio la possibilità che migliaia di cittadini possano costituirsi in "classe" ed agire in solido contro di loro. E' anche comprensibile, ma un Ministro deve decidere da che parte stare. Noi lavoreremo perché, da un lato, il testo della norma che ha introdotto la class action italiana venga effettivamente migliorato e, dall'altro, perché la proposta del Ministro Brunetta di voler estendere alla Pubblica Amministrazione la class action possa concretizzarsi per rafforzare i diritti dei cittadini.

            Per quanto riguarda gli errori medici il Sottosegretario agli Affari Sociali con delega alla salute  Fazio ha proposto di depenalizzare la materia, trovando strade alternative, come avviene in altri paesi europei. Ci sono delle buone ragioni per rivedere tutta la materia, basti pensare che in Italia è rarissimo che un processo penale arrivi alla condanna definitiva a causa della prescrizione, con buona pace dei sanitari riconosciuti colpevoli. Ma non ci sono attualmente altre strade valide, che garantiscano i cittadini. Il processo civile costa 10.000 Euro solo per il primo grado e dura anni; le procedure conciliative, utili solo in alcuni casi, sono ancora poco diffuse; lo stesso ordine professionale dei medici si erge il più delle volte - salvo qualche lodevole eccezione -  a difesa dell'associato e non commina sanzioni disciplinari. L'unica cosa che resta è la denuncia penale, che rappresenta un buon deterrente per avviare una trattativa con le compagnie di assicurazione. Nessuna acrimonia nei confronti della categoria, ma da un Sottosegretario che è anche medico ci saremmo aspettati una maggiore prudenza, meno attenzione ai suoi colleghi, più compliance con i cittadini. Poi, dato che comunque la gestione del rischio clinico e degli errori deve trovare procedure più efficaci, ben venga un cambiamento, che deve però partire dall'ascolto alle vittime.

 

Teresa  Petrangolini

Segretario generale di Cittadinanzattiva 

Redazione Online

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