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Editoriali

punto_28_01_10L'episodio, comparso su tutti i giornali, del "siluramento" del senatore Ignazio Marino dall'incarico - già promesso - di chirurgo al Sant'Orsola di Bologna, non fa che aumentare lo sconforto dei cittadini circa la commistione tra politica e sanità. Quello che colpisce non è solo il caso in sè, sul quale è aperta una inchiesta, quanto le dichiarazioni dei vari medici intercettati. Per loro è ovvio che le motivazioni che stanno dietro al diniego siano politiche, come è altrettanto ovvio che in questi casi sia giusto - così vanno le cose - ingraziarsi il probabile vincitore, in questo caso Bersani.  Questo modo di ragionare è molto pericoloso perchè rende normale condizionare la professionalità di un chirurgo alle sue amicizie e ai suoi appoggi politici.
Se si trattasse di una situazione isolata potremmo solidarizzare con Marino - come d'altra parte abbiamo fatto - e le cose si fermerebbero lì. Il problema è che il fenomeno è talmente diffuso che si rischia di non scandalizzarsi più.
Basta parlare con un direttore generale di una Asl che ti racconta della quantità di telefonate che riceve dai vari politici locali e nazionali per appoggiare questo o quel primario, questo o quel dirigente amministrativo. Pensiamo solo alla questione degli appalti che in certe Regioni sono talmente connessi all'intreccio tra affari e politica da arrivare a far costare un macchinario come una Tac - Sicilia docet - dalle tre alle cinque volte di più del prezzo di mercato. Ogni posto, ogni funzione rischia di essere sottoposta al vaglio della politica, in un gioco nel quale hanno gran voce in capitolo anche i sindacati.
Noi come cittadini raramente abbiamo la possibilità di intercettare i giochi di potere e gli scandali prima che questi scoppino. Nonostante l'impegno di Brunetta, la trasparenza non è di casa su questioni così delicate come nomine ed appalti.
Per questo in occasione delle elezioni regionali chiediamo ai candidati di entrambi gli schieramenti di impegnarsi soprattutto su questo fronte: rendere conto ai cittadini, garantire la trasparenza e la tracciabilità di tutte le loro scelte, valutare e misurare la qualità dei servizi, premiare il merito e non solo la fedeltà. Infatti in un sistema limpido certi giochi diventano più difficili, i criteri di scelta sono pubblici e documentati.
Come si fa? Almeno in due modi: rendere disponibili le informazioni tramite un costante aggiornamento in rete di stipendi, consulenze, bandi, valutazioni interne, evitando di usare il rispetto della privacy come uno scudo e un alibi, e spalancando le porte ai cittadini mediante l'interlocuzione, il coinvolgimento nelle scelte, la loro valutazione dei servizi e dell'operato dei dirigenti. Per Presidenti, assessori e consiglieri regionali seri ed accorti - e non dubitiamo che ce ne siano - i cittadini potrebbero diventare l'antidoto più valido alle pressioni del clientelismo e dello scambio politico.

Teresa Petrangolini
Segretario generale di Cittadinanzattiva

Redazione Online

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