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Editoriali

Non pare vero. La caccia all’evasore fiscale sembra partita sul serio. A Cortina, a Roma, a Milano. Molto probabilmente continuerà laddove meno la si aspetta. E, al netto di pochi difensori pelosi della "libertà", i cittadini italiani hanno accolto assai positivamente queste importanti iniziative della Guardia di Finanza.

Potremmo chiederci: accoglierebbero allo stesso modo una seria iniziativa per fronteggiare la corruzione? Siamo certi di sì. Perché la corruzione – insieme all’evasione fiscale – è l’altro buco nero, l’altra voragine che sottrae risorse pubbliche alla comunità nazionale.

Secondo i dati che la Corte dei Conti diffonde da alcuni anni, l’impatto della corruzione (in generale, dei reati contro la pubblica amministrazione) sull’economia nazionale corrisponde a 60 miliardi di euro, pari al valore di un paio di manovre finanziarie. Questa cifra permette di comprendere quante cose si potrebbero fare con quelle risorse. Quanti servizi potrebbero funzionare meglio. Quante tasse si potrebbero ridurre. Quante energie potrebbero liberarsi. Quante zone del paese comincerebbero a respirare.

In questo momento di forte crisi economica, il governo è costretto a iniziative molto dolorose - soprattutto tagli alla spesa pubblica e maggiori imposte per i contribuenti - per assicurare il rigore dei conti pubblici. Diventa cruciale recuperare risorse, certo, ma sarebbe un’occasione mancata se ciò avvenisse soltanto attraverso i sacrifici richiesti ai cittadini con l’aumento di imposte e tributi, senza un impegno parallelo nel recupero di quei beni indebitamente sottratti alla comunità per interessi particolari da parte di rappresentanti eletti, amministratori e pubblici ufficiali. In particolare, diventano sempre più insopportabili i tagli ai servizi che migliorerebbero la qualità dei cittadini, quando le risorse che potrebbero essere impiegate dalle Istituzioni pubbliche per sostenerli finiscono nei circuiti illegali alimentati da politici e amministratori che abusano del loro ufficio.

D’altra parte, la relazione tra sviluppo umano e legalità è dimostrata da diversi studi internazionali: un’alta incidenza di fenomeni di illegalità e malagestione di risorse pubbliche influenza sia la qualità della governance delle Istituzioni che le decisioni relative alla spesa pubblica.

In particolare, la corruzione ha un forte impatto negativo sulla spesa per i servizi socio-sanitari e scolastici. Le ricerche internazionali dimostrano infatti che nel gruppo delle economie avanzate, per esempio, alti livelli di spesa per la sanità sono associati a bassi livelli di corruzione. In questo gruppo di Stati, Italia e Grecia sono caratterizzati da livelli di corruzione superiori alla media dei Paesi avanzati: probabilmente questo ci dice qualcosa su alcuni dei motivi che ne fanno i principali protagonisti della crisi economica attuale.

Servono, però, azioni concrete. In primo luogo, coinvolgere e compattare le organizzazioni civiche impegnate in azioni per migliorare i sistemi di welfare e per contrastare l’illegalità nelle amministrazioni pubbliche. E poi, occorre promuovere e diffondere strumenti adeguati, ma scarsamente conosciuti e utilizzati, come la normativa sulla confisca e l’uso sociale dei beni dei corrotti. Sarebbero passi indispensabili per evitare che cada nel vuoto anche stavolta quel grido di dolore che ogni anno la Corte dei Conti lancia in apertura dell’anno giudiziario e che, inevitabilmente, lancerà anche il prossimo 6 febbraio www.corteconti.it

Vittorino Ferla, Responsabile Trasparenza di Cittadinanzattiva

Redazione Online

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