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Più domanda di salute ai cittadini e meno risorse economiche per il servizio sanitario: tra 50 anni l'incidenza della spesa sanitaria sul PIL raddoppierà. Quali prospettive per il Friuli Venezia Giulia?

Udine, 2 marzo 2012 – Risparmi del welfare e conseguenti ricadute sul cittadino: è di recentissima attualità la denuncia sull'abbassamento del livello dell'assistenza sanitaria offerta al cittadino da parte del servizio sanitario pubblico mentre, d'altra parte, al centro dell'agenda politica nazionale rimane ferma l'urgente necessità di riordinare i conti dello stato, ottimizzando la crescente spesa.

Spesa che, ormai da diversi anni, ha come prima voce proprio quella della domanda di salute: considerando gli ultimi 50 anni, l'incremento costante delle uscite è attribuibile per più della metà all'assistenza sanitaria dei cittadini. Ma qual è la situazione del sistema regionale friulano?

In un momento in cui è centrale discutere di come salvaguardare i conti pubblici e al tempo stesso non privare i cittadini dei loro diritti assistenziali, si parlerà del futuro del sistema sanitario nazionale e regionale durante il convegno "Sostenibilità del Sistema Sanitario Pubblico: quali prospettive?", promosso e organizzato da Cittadinanzattiva e da Fondazione Lilly il 2 di marzo a Udine presso la Sala Pasolini, Palazzo della Regione in via Sabbadini 31.

I DATI DEL CERM

Secondo uno studio presentato in esclusiva al convegno dal CERM (Istituto per la Competitività e la Regolazione dei Mercati) in cui si scatta una fotografia su federalismo e sostenibilità del Ssn, oggi ciascun occupato italiano finanzia la spesa pubblica dedicata alle pensioni e alle spese sanitarie degli over 65 con un contributo che equivale al 52,6% del Pil pro-capite; nel 2050 questa percentuale arriverà al 62,3% . La spesa pubblica per la sanità continuerà a crescere fino a raddoppiarsi nell'arco dei prossimi 40-50 anni.

Secondo il CERM, confrontando la spesa sanitaria che il Friuli Venezia Giulia ha effettivamente sostenuto nel 2010 (circa 2,5 miliardi di euro) con quella standard calcolata sulla base di un'organizzazione ideale per efficienza e ottimizzazione dei costi, la regione ha speso di più di quanto avrebbe dovuto per un valore di circa 110 milioni di euro. Ci sarebbe un margine di risparmio, quindi, del 4,5% sul totale delle uscite. Considerando la qualità dell'assistenza offerta al cittadino, il Friuli Venezia Giulia si posiziona nella parte medio alta della classifica generale: ottava, dopo Emilia Romagna e Veneto; da un'analisi che ci rende la misura del livello di dotazione infrastrutturale rispetto alle altre 20 realtà, il Friuli Venezia Giulia sale al primo posto: in Italia è la migliore per disponibilità di laboratori, ospedali, posti letto, macchinari, device. A cosa è dovuta questa divergenza tra la qualità del servizio e la dotazione di infrastrutture? "Non sempre il capitale si trasforma in qualità" commenta Nicola Salerno del CERM "Il capitale installato va poi anche organizzato al meglio in termini di distribuzione sul territorio regionale, di attività di prevenzione che coinvolgano i cittadini e non da ultimi di servizi socio-assistenziali offerti capillarmente. Probabilmente il dato va letto in questo senso: la regione Friuli Venezia Giulia è stata più virtuosa di tutte nell'investire in infrastrutture ma c'è da lavorare per organizzarle al meglio". Lo studio, dopo aver analizzato il livello di qualità del sistema sanitario friulano, ne ha valutato lo stato economico e ne ha previsto la crescita nei prossimi anni: prendendo in considerazione un livello di spesa standard, l'incidenza delle uscite per la sanità aumenteranno dal 6.59% sul PIL attuale allo 7.81% nel 2030, ovvero circa 1,5 punti percentuali del prodotto interno lordo. La differenza tra la spesa standard ideale e la spesa realmente contabilizzata salirà dallo 0.32% sul PIL del 2011 allo 0.37% nel 2030. "Si tratta di un tasso di crescita che è in linea con la media italiana ma che rende pressante la necessità di affrontare una profonda riflessione su come rendere sostenibile un sistema che vedrà inevitabilmente crescere i flussi di spesa e diminuire quelli in entrata per un lasso di tempo indeterminato davanti a noi" conclude Nicola Salerno.

I DATI DI CITTADINANZATTIVA-TRIBUNALE PER I DIRITTI DEL MALATO

Secondo i dati del Rapporto Pit Salute 2011, i cittadini friulani che si sono rivolti al Tribunale per i diritti del malato hanno lamentato, nell'ordine, difficoltà di accesso alle informazioni sanitarie (22,4%), presunti casi di malpractice (20,3%), liste di attesa (14,1%), difficoltà di accesso ai servizi (12%). Rispetto al campione nazionale, varia sostanzialmente la prima area di "lamentela" dei cittadini che nella media delle segnalazioni provenienti da tutta Italia è rappresentata dalla presunta malpractice, con una percentuale del 18,5% rispetto, appunto, al 20,3% del FVG. "Non che in questa regione si registrino più errori sanitari. Ma presumibilmente i cittadini friulani sono più propensi degli altri a voler vederci chiaro se sospettano di essere stati vittima di malpractice", spiega Francesca Moccia Coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato. "D'altra parte, come mostrano i dati del Rapporto Audit civico in Friuli Venezia Giulia, il servizio sanitario friulano riesce a garantire la centralità del cittadino quando questo si presenta nella veste del malato, e quindi oggetto delle attività di cura e di assistenza, ma stenta a riconoscere e a valorizzare l'esistenza dei soggetti attivi capaci di raccogliere autonomamente informazioni, di esercitare attività di tutela, di produrre valutazioni significative e controllabili. Infatti, il FVG raggiunge ottimi risultati nella personalizzazione dei trattamenti e nel rispetto della privacy (con un indice di adeguamento agli standard di 82/100), nel conseguimento di standard elevati di comfort (81/100) e soprattutto nell'adozione di misure per prevenire e limitare il dolore (96/100); pecca invece nel coinvolgimento dei cittadini realizzando un punteggio di 47/100. E come altrove, anche in Friuli abbiamo situazioni a macchia di leopardo, con situazioni di eccellenza e di mediocrità una accanto all'altra".

Rete emergenze urgenza: come emerge dai dati dell'indagine conoscitiva del Senato, il collegamento tra centrale operativa 118 e servizi di continuità assistenziale non è omogeneo su tutto il territorio regionale: ma esiste solo nella metà dei casi. Altro punto dolente: per il ricorso al pronto soccorso con codice bianco e verde, oltre ai 25 euro fissi, c'è un apposito tariffario che deve essere corrisposto anche dagli esenti. Inoltre anche i controlli successivi al primo trattamento sono soggetti a pagamento del ticket. Percorso nascita: Il FVG ha buone performance nel ricorso ai parti cesarei (è la migliore regione in italia con il 23,05% di parti cesarei su una media nazionale del 38%, avvicinandosi in tal modo alle indicazioni OMS del 15-20%). ci sono però 8 punti nascita che effettuano meno di 1000 parti all'anno, 5 dei quali meno di 800 (potenzialmente più rischiosi). Gli internati in OPG: E' tra le regioni che in numeri assoluti presenta meno internati negli ospedali psichiatrici giudiziari.

"Abbiamo voluto per la prima volta mettere tutti intorno al tavolo: politica, cittadini e personale sanitario" queste le parole con cui il segretario regionale di Cittadinanzattiva Carlo Sanna ha spiegato l'iniziativa. "Noi cittadini vogliamo essere parte della soluzione rivendicando il nostro ruolo sociale. Immaginiamo il Ssn come una sartoria che confeziona abiti per i cittadini: a volte gli abiti sono un po' stretti, altre volte sono troppo grandi senza badare a spese, tuttavia sempre di più in Friuli Venezia Giulia c'è la tendenza a voler confezionare abiti su misura, cioè servizi sanitari adatti al cittadino. Un coinvolgimento attivo di tutti i soggetti interessati può aiutare le istituzioni a prendere le misure per confezionare gli abiti giusti. Un abito ben fatto può far risparmiare stoffa da impiegare per vestire diritti che sono ancora nudi".

"Il convegno sarà una preziosa occasione per creare un confronto tra le parti coinvolte prendendo spunto da questi dati" spiega Concetto Vasta Direttore Generale della Fondazione Lilly "un incontro fra istituzioni, cittadini, e comunità scientifica che riteniamo necessario per creare un sistema sanitario pubblico ancora più equo che sia da una parte sostenibile economicamente nel lungo periodo e dall'altra efficiente e partecipato da tutti gli attori, primi tra tutti i cittadini stessi".

L'incontro si aprirà con il saluto di Furio Honsell, Sindaco di Udine. Si proseguirà con le relazioni sul Sistema Sanitario regionale oggi e tra 30 anni fatte da Fulvio Moirano, Direttore dell'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari, Lino Del Favero, Presidente Nazionale Federsanità Anci, Giorgio Simon, Direttore Distretto Est di San Vito, Nicola Delli Quadri, Direttore F.F. Santa Maria Degli Angeli di Pordenone, Piero Cappelletti, Direttore Generale CRO di Aviano, Gianpiero Fasola, Direttore Oncologia Medica S. Maria della Misericordia di Udine e Carlo Favaretti, Direttore Generale S. Maria della Misericordia di Udine. La discussione si chiuderà con un confronto diretto tra Renzo Tondo, Presidente Regione Friuli Venezia Giulia, e Francesca Moccia, Coordinatrice Nazionale del Tribunale per i Diritti del Malato.

Aurora Avenoso

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