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Sentenza su procreazione assistita, le associazioni e i pazienti: chiusa finalmente la stagione del turismo procreativo. Al via, dalla prossima settimana, la diagnosi preimpianto e una campagna capillare di informazione alle coppie.

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Dalla prossima settimana”, annuncia il dottor Antonino Guglielmino, direttore dell'Unità di Medicina della Riproduzione di Hera a Catania, “per chiudere la penosa stagione del turismo procreativo, daremo nuovamente il via alle tecniche di diagnosi genetica di preimpianto. Vogliamo dare immediatamente ai nostri pazienti la possibilità di poter usare una tecnica che il nostro centro ha realizzato per primo in Italia”. L'annuncio della ripresa delle tecniche di diagnosi genetica di preimpianto è stato dato nel corso della conferenza stampa organizzata a Roma, presso la sede di Cittadinanzattiva dalle associazioni (Associazione Hera Onlus di Catania, Cittadinanzattiva-Tribunale per i Diritti del Malato e SOS Infertilità di Milano) che hanno sostenuto le coppie che hanno presentato i ricorsi poi giunti in Corte Costituzionale.
“Non c'entra nulla con l'eugenetica o un attacco alla vita; anzi, è una sentenza che consente una maggiore tutela della salute della donna, evitandole inutili interventi invasivi”, ha dichiarato Maria Paola Costantini di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, “e restituisce quella necessaria flessibilità e libertà di scelta su quanti ovuli impiantare che spetta alla professionalità del medico caso per caso, instaurando un corretto rapporto tra medico e paziente. Si restituisce finalmente ai protagonisti il potere di scelta e di decisione”.
“Siamo felici che qualcuno abbia capito la nostra sofferenza e presi in considerazione”, hanno dichiarato Miriam e Giovanni, la coppia che ha presentato ricorso al Tribunale di Firenze, e   da cui ha preso il via il ricorso alla Corte Costituzionale. “Il  nostro non è un capriccio, siamo colpiti in prima persona dalle patologie che potremmo, al 50%, trasmettere ai nostri figli; un tumore maligno che colpisce alla retina e che può portare alla cecità e che si unisce alla nostra infertilità. E' evidente quindi che non vorremmo fare vivere ai nostri figli la nostra stessa sofferenza. Uno degli aspetti più odiosi della intera vicenda è che hanno tentato di farci sentire in colpa perché vogliamo tutelare il diritto alla vita e alla salute dei nostri figli”.
“Noi abbiamo subito sulla nostra pelle la legge, e l'abbiamo sconfitta con due viaggi all'estero, a Istanbul, dovendo ingoiare degli amari bocconi e affrontando una spesa di oltre 20.000 euro. La nostra fatica e le nostre sofferenze l'abbiamo parzialmente dimenticate, poiché il secondo tentativo è andato a buon fine”, hanno dichiarato Sandra e Davide, una coppia portatrice di malattia genetica. “Solo con un enorme sacrificio ci siamo potuti permettere questa spesa”, hanno continuato, “ e ci sono coppie che invece sono costrette a tirarsi indietro, a rinunciare un figlio o a considerare l'orribile alternativa dell'aborto terapeutico. Quando abbiamo appreso di questa decisione della Corte abbiamo provato un enorme senso di gioia, sia per la nostra intenzione di voler allargare la famiglia, e non dover essere più costretti ad andare all'estero, ma anche per tutte le altre coppie che stanno patendo o hanno patito le sofferenze di una legge finalmente giudicata per quello che è”.

Alla conferenza stampa hanno preso parte oltre ai pazienti protagonisti della battaglia legale che ha portato al pronunciamento della Corte Costituzionale. Una battaglia condotta da un collegio nazionale di difesa costituito dall’avvocato Maria Paola Costantini di Cittadinanzattiva, dalla professoressa Marilisa D’Amico, avvocato e ordinario presso la Statale di Milano, l’avvocato Massimo Clara del foro di Milano, l’avvocato Ileana Alesso del foro di Milano e dall’avvocato Nello Papandrea del Foro di Catania I giudici di Firenze e Roma riconoscendo fondati gli elementi contenuti nei ricorsi hanno emesso delle Ordinanze con le quali hanno investito la Corte Costituzionale.


“E' solo una tappa di un lungo percorso, partito con campagne di informazione e di sostegno alle famiglie sul corretto uso della PMA, passata attraverso il sostegno ad un referendum che purtroppo non ha raggiunto il quorum”,ha dichiarato Rossella Bartolucci, Presidente di SOS Infertilità, “che oggi, con questa grande vittoria in campo legale, unico strumento rimasto a nostra disposizione contro una legge sbagliata, ha raggiunto un importante risultato.  Ora  proseguirà con una campagna capillare di informazione alle coppie, puntando ad un coinvolgimento delle professioni mediche coinvolte affinché attuino su tutto il territorio nazionale i contenuti della Sentenza”.



Da oggi sono già disponibili tre  numeri  per i cittadini interessati ad avere informazioni

 

Redazione Online

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