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Viaggio nei tribunali italiani.

Presentata la prima Valutazione civica sui tribunali civili promossa da Cittadinanzattiva.

Scarseggiano le informazioni di base, al Sud le carenze più evidenti

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Entrando in un tribunale italiano, di quali servizi i cittadini avrebbero bisogno e cosa trovano nella realtà? Da Trieste ad Enna, passando per Alessandria, Milano, Modena, Cagliari, Napoli, Taranto e Lamezia Terme, i luoghi della giustizia sono finiti sotto la lente dei cittadini, grazie al viaggio fatto negli scorsi mesi da Cittadinanzattiva in nove tribunali civili per valutarne, da un punto di vista civico, aspetti quali l’informazione e la comunicazione, l’accesso, il rispetto, la qualità e la partecipazione.

 

Il "resoconto" del viaggio è contenuto nel I Rapporto sulla Valutazione civica dei tribunali civili, che sarà presentato nel pomeriggio di oggi a Roma da Cittadinanzattiva presso la Sala Stampa del Senato  e disponibile on line su www.cittadinanzattiva.it, insieme ad una panoramica su disfunzioni e disservizi della giustizia italiana segnalati dai cittadini nel IV Rapporto PIT Giustizia "Processi sempre più lunghi, e in tempi di crisi aumentano le cause di lavoro e pensioni e contro il patrimonio".

L’immagine che ne viene fuori è quella della porta chiusa, del palazzo inaccessibile, più che in altri settori della Pubblica Amministrazione, al comune cittadino.
Mancano gli Uffici relazioni con il pubblico, la segnaletica interna degli uffici è spesso insufficiente ad orientare l’utente, non ci sono opuscoli o depliant informativi, nè è possibile richiedere online copia di atti o documenti.
E ancora, per la richiesta di atti si procede a mettersi in fila a casaccio in due terzi dei tribunali, in un caso su due non sono disponibili parcheggi adeguati in prossimità della struttura, manca ovunque il servizio di mediazione culturale e quello di interpretariato per stranieri è disponibile solo in un terzo dei casi. La Carta dei servizi è assente in oltre la metà dei Tribunali analizzati, così come il Bilancio sociale.

La I Valutazione civica di 9 Tribunali costituisce una novità nel contesto nazionale ed è il frutto di un progetto sperimentale condotto da Giustizia per i diritti con l’apporto della Agenzia per la valutazione civica di Cittadinanzattiva, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) e l’Associazione Dirigenti della Giustizia. Per la prima volta i cittadini, adeguatamente formati, sono entrati nei Tribunali civili, per valutare la qualità del servizio reso, attraverso interviste ai dirigenti e osservazione diretta su ben 59 indicatori fra i quali ad esempio: presenza o meno di Urp e sito web del tribunale; cartellonistica e segnaletica informativa; informazione sui tempi di attesa; accessibilità locali; modalità di comunicazione del rinvio delle udienze; presenza di servizi di mediazione culturale; analisi dei reclami e provvedimenti seguiti agli stessi; rendiconto annuale delle attività e dei risultati; forme di consultazione e partecipazione delle organizzazioni civiche.

"Occorre aprire le porte ai cittadini e far venir meno l’immagine del tribunale come luogo inaccessibile", afferma Mimma Modica Alberti, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti - Cittadinanzattiva. "Come? Ad esempio, adottando la valutazione civica come metodologia in tutti i tribunali, definendo un rapporto strutturato fra URP e organizzazioni civiche, elaborando Carte dei servizi e Bilanci sociali che non siano forme di comunicazione autoreferenziale ma frutto della collaborazione con gli stakeholder, favorendo la partecipazione del cittadino alle cerimonie di apertura dell’anno giudiziario. Queste sono alcune delle proposte che sottoponiamo all’attenzione del Ministero e agli interlocutori del sistema giustizia. L’obiettivo è attuare in chiave moderna ed innovativa  il ruolo civico nel governo della giustizia previsto dall’art.102 della Costituzione".

Il gap dei Tribunali del Sud, ad eccezione di Cagliari che conquista la vetta
Lamezia Terme giù nella classifica dei tribunali esaminati (con un punteggio pari 31 su un indice di 100), segue Enna (37), Napoli (45), Taranto a pari merito con Milano (53), un solo gradino più su Trieste e Alessandria (54), Modena (59) e Cagliari (63).

Una classifica corta, come si dice in gergo sportivo, con Lamezia, Enna, Napoli al di sotto della media dei tribunali analizzati.

Lamezia Terma ed Enna presentano in assoluto tutti i fattori sotto la media nazionale. In particolare il tribunale lametino ha un punteggio bassissimo (18/100 vs una media di 42/100): sotto il profilo informazione e comunicazione con gli utenti mancano sportelli informativi o terminali per le informazioni accessibili al cittadino; è assente, come ovunque, l’URP; la segnaletica interna è poco chiara ed insufficiente; non ci sono opuscoli informativi. il sito internet è stato attivato solo a fine 2011.

La vera pecca del tribunale di Enna è invece il fattore “qualità e processi di miglioramento”, dove registra un punteggio di 24/100 rispetto alla media nazionale di 51/100.  Sebbene nel capoluogo siciliano si sia proceduto ad una informatizzazione degli uffici, non si analizzano i reclami, non si rilevano i tempi di attesa per le udienze e non è stata redatta una Carta dei servizi. Inoltre, il personale non è identificabile con il cartellino di riconoscimento. Da ultimo, il Tribunale di Enna, è l’unico a non aver attivato né messo in cantiere per il prossimo futuro l’attivazione di un sito internet e non dispone di  parcheggi riservati ai disabili.

Nel Tribunale di Napoli l’informazione all’utenza va migliorata sotto numerosi aspetti: la cartellonistica di informazione è presente ma è poco chiara ed alcuni monitor posti in punti strategici spesso risultano spenti, per problemi tecnici non meglio chiariti e non risolti. Nei restanti aspetti, il tribunale partenopeo registra punteggi quasi in linea con gli altri tribunali esaminati.

Cagliari, isola felice nel sud: il tribunale cagliaritano si attesta come migliore nell’analisi civica di Cittadinanzattiva. In particolare, pur non avendo un vero e proprio URP, ha un ufficio informazione ben funzionante, i cittadini possono ottenere documenti che li riguardano in meno di 10 giorni e comunque in tempi che vengono prontamente indicati, i costi per il rilascio degli stessi sono comunicati con diverse modalità all’utenza, esistono spazi adeguati per il parcheggio e posti riservati ai disabili. Inoltre, i reclami vengono analizzati e "risolti" tramite provvedimenti ad hoc; sì è provveduto a rilevare i tempi di attesa media (6-12 mesi) per una udienza, il personale è ben riconoscibile. Mancano ancora invece la Carta dei servizi e il Bilancio sociale.

Alcune buone pratiche: l’esempio virtuoso di Milano
Il Tribunale di Milano è sicuramente, fra gli analizzati, quello nel quale si stanno realizzando più progetti innovativi "al servizio di comunità": ha sportelli informativi e canali telefonici differenziati fra cittadini e avvocati; ha presentato il Bilancio sociale, sta per aprire l’Urp; e ancora, sta procedendo alla messa a punto di software per la logistica dei fascicoli, dei documenti amministrativi, nonché migliorare la procedura di assegnazione dei processi ai giudici del settore penale.

Il Tribunale di Alessandria è l’unico a prevedere cartellini di riconoscimento differenziati per magistrati, ufficiali giudiziari e personale amministrativo e ancora è l’unico ad avere una sala di attesa. Il servizio di interpretariato per stranieri è attivo a Cagliari, Trieste e Milano. Nel tribunale di Taranto, infine, una esperienza di partecipazione civica e coinvolgimento degli stakeholder con l’attività della Associazione nazionale magistrati, Cittadinanzattiva e Libera per intervenire sulle disfunzioni della giustizia.

Redazione Online

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