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Scarsa fiducia nei propri legali, difficoltà ad avere informazioni sull’accesso più appropriato. La giustizia vista dai cittadini è protagonista del convegno “Sette diritti per una nuova giustizia”, promosso da Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva.

Un preoccupante aumento delle segnalazioni relative a difficoltà con i propri legali del 15% rispetto allo scorso anno, soprattutto relative a richiesta di informazioni circa la correttezza dell’operato del proprio avvocato, in particolare rispetto alle parcelle richieste.  Ancora rispetto al passato anno, aumento delle segnalazioni provenienti dalle regioni del nord del nostro Paese. Così come aumenta la richiesta di informazioni relative al gratuito patrocinio, che mette in luce una scarsa propensione da parte dei legali nel fornire indicazioni su questa opportunità. Questi alcuni dei principali dati contenuti nel Quaderno “Sette diritti per una nuova giustizia”, presentato oggi nel corso dell’omonimo convegno promosso da Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva, con il  patrocinio del Parlamento Europeo, della Rappresentanza Italiana della Commissione Europea, della Camera dei Deputati, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ed è inserita nell’ Anno Europeo del Volontariato.


“Le tante analisi disponibili sullo stato della giustizia, per quanto di ottima qualità, hanno comunque il limite di essere realizzate dall’interno, e non mettono al centro il cittadino. E’ per questo motivo che, nel mese di ottobre, concluderemo in 9 Tribunali l’Analisi civica del servizio giustizia, perché vogliamo unire ai dati esistenti una fotografia ottenuta grazie al coinvolgimento diretto dei cittadini. Per la prima volta, insomma, i cittadini entrano nelle strutture giudiziarie non come testimoni, imputati o parte lesa, ma come valutatori. I dati emersi da questa analisi saranno resi noti in occasione dell’apertura dell’Anno Giudiziario”.  Queste le dichiarazioni di Mimma Modica Alberti, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva, all’apertura del convegno in corso oggi a Roma, dal titolo “Sette diritti per una nuova giustizia”, e che continuerà nel pomeriggio con una sessione interamente dedicata alla mediazione in ambito sanitario. 

La mattinata è stata aperta dalla presentazione dei dati  relativi alle segnalazioni dei cittadini al Pit Giustizia, il servizio di consulenza e tutela in ambito giudiziario realizzato da Cittadinanzattiva.
I cittadini però chiedono in generale informaizoni circa le proprie cause e su come accedere alla giustizia, nell’assenza totale o quasi di informazioni o enorme difficoltà ad ottenerle dai Tribunali, in cui sono quasi inesistenti gli URP, nonostante la legge che ne prevede l’istituzione sia vigente da molti anni. Proprio su questo punto, cioè sull’insediamento degli Uffici per le Relazioni con il Pubblico una analisi condotta da Giustizia per i diritti sul progetto “Best practice nel settore giustizia”, nato nel 2008 da un accordo tra il Ministero della Giustizia, il Dipartimento per la Funzione Pubblica, il Ministero del Lavoro e le Regioni italiane, per migliorare la qualità del servizio di alcuni uffici giudiziari e all’attivazione degli URP, ha evidenziato come siano stati investiti, facendo riferimento a quelli attinti dai Fondi Strutturali Europei,  oltre 40 milioni di Euro solo nei Tribunali, prevalentemente proprio per la creazione degli URP. Che, nonostante tutto, e al netto di alcuni esempi di punta, stentano ancora a decollare se non a nascere.

Il convegno proseguirà quindi nel pomeriggio con una sessione interamente dedicata alla mediazioni in sanità. Analizzando i dati di Cittadinanzattiva, cioè segnalazioni giunte al Tribunale per i diritti del malato e a Giustizia per i diritti, presentati in apertura, si registra anche quest’anno un aumento delle segnalazioni  relative a presunti errori nella pratica medica e diagnostica, a fronte dei quali, però, i cittadini molto spesso rinunciano all’accesso a strumenti giudiziari, di fatto rinunciando al proprio diritto ad avere giustizia. “Questo dato evidenzia ancora una volta l’aumento della sfiducia, da parte dei cittadini, nel servizio Giustizia nel nostro paese, perché costoso e troppo lungo. La mediazione puà rappresentare una risposta efficace per i cittadini solo ad alcune condizioni, cioè che le parti siano davvero coinvolte, e che si mettano da parte interessi particolari a favore di una soluzione che soddisfi tutti”, ha aggiunto Modica Alberti.
Dove funziona, infatti, la mediazione viene vista come una buona risposta. Ma in troppi casi, come confermano i dati del Ministero della Giustizia, la mediazione non va a buon fine perché una delle due parti coinvolte non si presenta, rivelandosi così come una ulteriore perdita di soldi e di tempo per i cittadini.
“Molto spesso sono proprio gli avvocati a boicottare la mediazione, divenuta obbligatoria. Probabilmente per problemi di economicità. Certamente, con una mediazione si guadagna meno che con una causa classica”, ha quindi concluso Modica Alberti. “Su un tema come questo, se tutti gli attori coinvolti non investono sulla mediazione, la stessa sarà avvertita solo come un nuovo obbligo burocratico”.

Redazione Online

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