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Comunicati

Roma, 4 giugno 2006

 

Radiografia al torace: costa meno nel privato! Un’indagine di Cittadinanzattiva ed Università La Sapienza di Roma. Sotto accusa la lentezza e le carenze organizzative del servizio pubblico

 

Fare una radiografia al torace può costare al cittadino 44 euro in una struttura privata e fino a 300 euro in una struttura pubblica. L’ incongruenza è presto spiegata se al costo del ticket pagato in ospedale si aggiungono i costi indiretti derivanti dalla stima economica del tempo perso per effettuare la radiografia. A dirlo è una ricerca - che sarà pubblicata domani su Il Sole-24 ore – è stata realizzata dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva (nell’ambito del progetto Cittadini che contano, cofinanziato dal Ministero delle Attività produttive) in collaborazione con la I Facoltà di medicina e chirurgia e la Facoltà di Scienze politiche della Sapienza.

“La nostra ricerca – dice Giustino Trincia, vice segretario generale di Cittadinanzattiva - fa invece emergere con chiarezza i pesanti costi “nascosti” che spesso sosteniamo per accedere a prestazioni sanitarie che già paghiamo abbondantemente con le tasse e vuole essere un appello a semplificare la vita ai cittadini e il funzionamento della pubblica amministrazione”.

L’indagine è stata condotta sulle Asl di 16 comuni situati per il 44% al Nord, il 19% al Centro e il 37% al Sud e suddivisi in piccoli centri (Campobasso, Chioggia, Nuoro, Ortona, Pordenone, Spoleto), medi (Alessandria, Catanzaro, Latina, Lecce, Parma e Trento) e grandi centri (Genova, Milano, Napoli, Roma). Il costo complessivo della prestazione è venuto fuori valutando il tempo impiegato per le singole fasi: richiesta e acquisizione della prescrizione medica, prenotazione della prestazione e, infine, erogazione della stessa e ritiro del referto.

Mancato utilizzo della posta elettronica da parte dei medici di base, pochi centri unici di prenotazione, impossibilità di effettuare la prenotazione per telefono, oltre alle difficoltà legate al trasporto pubblico, sono gli elementi che dilatano i tempi per effettuare l’esame e aumentano i costi indiretti.

A pagare i costi globali più elevati sono i cittadini dei centri di medie dimensioni, che per fare tutto il percorso - dalla richiesta della prescrizione al ritiro del referto - perdono dalle 7h e 8’ se la prenotazione è effettuata direttamente presso la struttura, alle 5h e 42’, se la prenotazione avviene per telefono. A livello di ripartizione geografica, è il Sud a registrare i tempi più lunghi (e quindi a detenere i costi globali più elevati) che variano dalle 6h e 48’ a circa 5h a seconda della modalità della prenotazione (con o senza telefono).

Ad incidere sui costi, oltre ovviamente al ticket (20 euro), sono i tempi per:

- acquisizione della prescrizione medica: 78 minuti al Sud, 62 al Nord e 59 al Centro; 85 minuti nei centri di medie dimensioni, 63 in quelli piccoli e 45 nei grandi.

- prenotazione della prestazione. Nel 62,5% dei centri considerati, per effettuare la prenotazione, il cittadino si reca direttamente presso la struttura, mentre nel restante 37,5% utilizza il telefono. Questo perchè, nonostante dieci delle Asl considerate prevedano un servizio telefonico di prenotazione, solamente sei ne fanno realmente uso. Nelle rimanenti quattro Asl il cittadino è “costretto” a recarsi direttamente presso la struttura, perché il tempo medio richiesto per riuscire a contattare l’operatore è di 48 minuti. Il tempo medio complessivo impiegato dal cittadino per prenotare il servizio è pressoché uguale nei piccoli (50 minuti) e grandi centri urbani (47 minuti), mentre aumenta sensibilmente in quelli di medie dimensioni (86 minuti). Questo è spiegato da carenze infrastrutturali, dovute alla limitata presenza di Cup e dalla difficoltà di collegamento garantite dal trasporto pubblico. Considerando le città, Lecce è la città in cui si perde più tempo (175 minuti), Spoleto quella dove se ne perde meno (23 minuti).

- erogazione della prestazione e ritiro del referto. I tempi medi di attesa sono di 21 giorni, passando dai 120 giorni di Latina, agli zero giorni (nessuna lista di attesa) di Catanzaro e Alessandria. Importante anche la variabile dimensione del centro: si aspettano 10 giorni nei centri di grandi dimensioni, 23 nei piccoli e 26 nei medi.

Per il ritiro del referto, sono necessari in media 4 giorni con elevata variabilità fra: Parma, Nuoro, Alessandria e Ortona dove è possibile ritirare il referto nello stesso giorno in cui si effettua l’esame e Catanzaro e Campobasso dove sono necessari 10 giorni.

Chi spende di più: considerando i costi globali ottenuti sommando i costi diretti (ticket) a quelli indiretti (il mancato guadagno dovuto al tempo perso), si va dai 51 euro di un apprendista che vive in un grande centro urbano (ipotesi minimale) ai 404 euro di un dirigente di un centro di medie dimensioni (ipotesi massimale). A livello di ripartizione geografica, è invece il dirigente del Sud a subire un costo globale maggiore, stimato in 386 euro, mentre il valore più basso, parti a 52 euro, si ha per un apprendista del Centro.

“Occorre ridurre drasticamente tutti i passaggi burocratici con cui i cittadini devono fare i conti – anche in senso economico – per sottoporsi ad una visita o esame diagnostico – conclude Trincia. Per questo occorre affrontare il nodo cruciale dell’organizzazione amministrativa e delle sue procedure, troppo macchinose e pesanti. Ad esempio, si dovrebbe scoprire la posta elettronica come strumento per richiedere la prescrizione al proprio medico di base. Gli sforzi, inoltre, andrebbero concentrati sulle regioni del Sud, dove è più evidente il deficit organizzativo che si traduce in un tempo medio totale per effettuare la radiografia del torace di 6h e 48’, contro le 4h e 53’ del Nord e le 4h e 22’ del Centro”.

Scarica l'indagine completa Scarica l'indagine completa (92.83 KB)

Redazione Online

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