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Editoriali

Immagine Audit CivicoIl 30 novembre si è realizzato un evento “storico”: il Rapporto annuale sull’Audit civico è stato presentato presso l’Auditorium del Ministero della salute alla presenza della Ministra Livia Turco. Per la prima volta la valutazione sulla qualità dei servizi sanitari, realizzata mediante il monitoraggio e la partecipazione dei cittadini attivi, è diventata parte integrante nelle modalità di gestione del servizio sanitario. Si è analizzato, assieme alle cinque Regioni che hanno già adottato questo strumento di analisi (Lazio, Puglia, Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli VG), lo stato dei servizi dal punto di vista dei cittadini: informazioni, comfort, sicurezza personalizzazione del servizio, liste di attesa, mettendo in luce i miglioramento, ma denunciando anche omissioni ed ostacoli, ancora numerosi e pesanti.

La novità dell’evento non consisteva però nei dati raccolti o nella presenza congiunta di rappresentanti dei cittadini e delle istituzioni. Il fatto nuovo è che questo tipo di valutazione, realizzata in modo autonomo e libero dai cittadini stessi, diventa, come ha dichiarato la Ministra, uno degli strumenti non solo per tenere sotto controllo la qualità dei servizi, ma anche per decidere e pianificare investimenti e budget. In sostanza, se l’urgenza prioritaria sono le liste di attesa – così come emerge dall’audit di quest’anno -, è in quella direzione che vanno orientati gli sforzi del Ministero e delle Regioni. Questo è l’unico modo per rendere concreto l’auspicio dichiarato da tutti, ma molto poco praticato, di mettere al centro del sistema i cittadini e i loro diritti.

Con l’inserimento di questo strumento di partecipazione nella governance del servizio sanitario nazionale si rende concreto quel principio di sussidiarietà orizzontale, previsto dall’art. 118 della Costituzione: i cittadini, autonomi, liberi, non “istituzionalizzati”, concorrono a conseguire un interesse generale e, in quanto tali e senza cambiare mestiere, svolgono una funzione pubblica. Livia Turco ha dichiarato di credere nel limite della politica – intesa come istituzioni e partiti -, vale a dire nel fatto che la politica deve stare non in ogni posto, ma al suo posto e che la partecipazione dei cittadini è un modo per rendere il paese più governabile e democratico.

 

Teresa Petrangolini

Redazione Online

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