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Cittadinanzattiva su responsabilità civile magistrati: stop a misure "spot". Necessario riformare giustizia conservando autonomia e indipendenza magistrati e introducendo garanzie per i cittadini, perché la Giustizia sia verso servizio

"Ancora una volta, una parte di questo Parlamento ha dimostrato con leggerezza quanto sia abile a cancellare con un colpo di spugna il clima di civile confronto che è maturato nel paese per migliorare la giustizia italiana a partire dalla revisione della geografia giudiziaria", questo il commento di Mimma Modica Alberti, coordinatrice di Giustizia per i diritti - Cittadinanzattiva, in merito all'emendamento votato ieri alla camera sulla responsabilità civile dei giudici.

"L'emendamento è un grave attacco all'autonomia della magistratura ed appare come un atto di intimidazione. La strada verso una maggiore responsabilizzazione dei magistrati è stata già tracciata di recente", ha continuato Alberti, "con la Legge 14 settembre 2011, n. 148 ha precisato che «Il mancato rispetto dei termini fissati nel calendario di cui al comma precedente da parte del giudice, del difensore o del consulente tecnico d'ufficio può costituire violazione disciplinare, e può essere considerato ai fini della valutazione di professionalità e della nomina o conferma agli uffici direttivi e semidirettivi», in tal modo introducendo il principio della responsabilità disciplinare per il magistrato che non rispetta il calendario delle udienze".

"Cittadinanzattiva ritiene che debba sì essere il singolo magistrato a dover rispondere civilmente se ha operato per dolo o colpa grave. Ritiene anche che spetti al Governo ed al Ministro della Giustizia affrontare senza indugi la questione più generale delle garanzie ai cittadini e della tutela del loro diritto alla giustizia dentro la quale riflettere semmai su come affrontare e risolvere il tema della responsabilità del singolo. Lasciando però fuori tutto ciò che manomette il principio Costituzionale dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura e l'obbligatorietà dell'azione penale, che garantiscono che tutti i cittadini siano effettivamente uguali di fronte alla legge".

Alessandro Cossu

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