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Approfondimenti

giurisdizione europea

Il sistema giudiziario dell’Unione Europea (UE) si compone di tre elementi: la Corte di giustizia, il Tribunale e le corti specializzate in determinati settori. Essi garantiscono l’interpretazione e l’applicazione del diritto dell’UE.

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, è stata istituita nel 1952 dal trattato CECA (Comunità europea del carbone e dell'acciaio) e ha sede a Lussemburgo. 

Talvolta anche denominata Corte di Giustizia Europea, rappresenta l’autorità giudiziaria più elevata dell’UE: la sua funzione è garantire che la legislazione dell'UE sia interpretata e applicata in modo uniforme in tutti i paesi dell'Unione e che la legge sia quindi uguale per tutti.
Essa garantisce, insieme con le corti e i tribunali degli Stati membri, l’applicazione e l’interpretazione uniformi del diritto dell’UE. La Corte di giustizia è composta da un giudice per Stato membro.
Anche i privati cittadini, le imprese o le organizzazioni possono portare un caso all'attenzione della Corte se ritengono che un'istituzione dell'UE abbia leso i loro diritti.


La Corte di Giustizia è costituita da un giudice per ciascuno Stato membro e si avvale di otto avvocati generali che hanno il compito di presentare pareri motivati sulle cause sottoposte al giudizio della Corte. Essi devono svolgere tale compito pubblicamente e con assoluta imparzialità.
I giudici e gli avvocati generali rimangono in carica per un periodo rinnovabile di sei anni e sono designati di comune accordo dai governi degli Stati membri.
Per coadiuvare la Corte di Giustizia nell'esame del gran numero di cause proposte e per offrire ai cittadini una maggiore tutela giuridica, è stato istituito il Tribunale, che si pronuncia su cause presentate da privati cittadini, imprese e alcune organizzazioni, e sui casi in materia di concorrenza.

Le categorie più comuni di cause sulle quali la Corte deve pronunciarsi sono cinque:
1. il rinvio pregiudiziale, ovvero quando i tribunali nazionali chiedono alla Corte di giustizia di interpretare un determinato punto del diritto dell'UE
2. il ricorso per inadempimento, presentato qualora uno Stato membro non applichi il diritto dell'UE
3. il ricorso di annullamento, presentato qualora si ritenga che il diritto dell'UE violi i trattati o i diritti fondamentali dell'UE
4. il ricorso per carenza, presentato qualora un'istituzione dell'UE si astenga dall'obbligo di prendere decisioni
5. ricorsi diretti presentati da privati cittadini, imprese od organizzazioni contro le decisioni o le azioni dell'UE.

Il Tribunale è composto da almeno un giudice per Stato membro ed è competente per le cause di primo grado che non sono deferite alle corti specializzate o direttamente alla Corte di Giustizia. Si occupa anche degli appelli contro le sentenze (di primo grado) delle corti specializzate.

Le Corti specializzate UE hanno sede in Lussemburgo e sono istituzioni multilingue. Possono essere istituite per determinati settori e possono giudicare cause in primo grado, con possibilità di appello al Tribunale.
Qualsiasi lingua ufficiale dell’UE può essere una lingua processuale. Le corti UE devono osservare il principio del multilinguismo a causa dell’esigenza di comunicare con le parti nella lingua processuale e per garantire che la loro giurisprudenza sia conosciuta in tutti gli Stati membri.
Occorre ricordare che l’applicazione del diritto UE non è l’unico compito delle corti UE: le corti e i tribunali degli Stati membri devono applicare anche il diritto UE.
In altre parole le corti dell’UE e degli Stati membri lavorano in simbiosi per una corretta e uniforme applicazione e interpretazione del diritto UE.
In caso di conflitto tra l’UE e i suoi funzionari (ad es. in materia di assunzione, carriera o previdenza sociale) è stato istituito un Tribunale della funzione pubblica composto da 7 giudici.
La Corte di Giustizia e il Tribunale sono assistiti da avvocati generali che forniscono un parere imparziale su talune cause prima della loro decisione.
La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU)
La Corte di Giustizia dell’Unione europea non deve essere confusa con la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU). 
Quest’ultima non è un organo giurisdizionale dell’Unione europea, ma è stato creato nell’ambito del Consiglio d’Europa dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, per garantire il rispetto dei diritti di libertà in essa sanciti. Tuttavia, la giurisprudenza prodotta dalla Corte europea dei diritti dell’uomo può avere un’importante influenza sul diritto dell’Unione europea, giacché i diritti fondamentali garantiti nella Convenzione europea costituiscono anche principi generali del diritto dell’UE.
Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona (1°dicembre 2009) l’Unione Europea aderisce alla Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Tale adesione non modifica le competenze dell’Unione definite nei trattati (art. 6. 2). I diritti fondamentali garantiti dalla Convenzione risultanti dalle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri, fanno parte del diritto dell’Unione in quanto principi generali, così come sancito dal paragrafo 3 dell’art. 6. 
La Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali ha istituito un sistema di tutela dei diritti fondamentali di natura prevalentemente giudiziaria imperniato sulla Corte europea dei diritti dell'uomo, che non è un’istituzione dell’Unione.
La Corte Europea con sede a Strasburgo, svolge un ruolo sussidiario rispetto agli Stati membri che devono per primi rispettare e tutelare in modo effettivo i diritti e le libertà riconosciute ed elencate nella Convenzione mediante strumenti di diritto nazionale.
I cittadini degli Stati membri possono ricorrervi individualmente, qualora sostengano di essere stati vittime dirette di una o più violazioni da parte di uno o più Stati Membri.
È essenziale che, prima di adire la Corte, la parte ricorrente abbia esperito tutte le vie di ricorso interne previste dall'ordinamento dello Stato chiamato in causa che avrebbero potuto porre rimedio alla situazione lamentata. In caso contrario, è suo onere provare che tali vie di ricorso sarebbero state inefficaci. 
La parte lesa deve aver quindi già ottenuto la sentenza del Tribunale del primo grado, della Corte d'Appello e della Cassazione italiana.
Il ricorrente ha sei mesi di tempo per adire la Corte dal momento in cui la più alta autorità nazionale - Corte di Cassazione, ha emesso una decisione in merito al suo caso. 
Dopo aver affermato l'avvenuta violazione di uno o più diritti garantiti dalla Convenzione o dai suoi Protocolli, la Corte di Strasburgo può condannare lo Stato responsabile al risarcimento dei danni, al ripristino della situazione prima della violazione o alla equa soddisfazione se non è possibile rimuovere le conseguenze della violazione.

Come ricorrere alla CEDU? Leggi le FaQ

Guarda il sito della Corte di Strasburgo e il portale della Giustizia europea.

Valentina Ceccarelli

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