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"A livello mondiale, sono oltre un miliardo le persone con obesità. Guardando al contesto solo italiano, la patologia colpisce circa il 10% degli adulti e il 4% degli adolescenti; ma a essere in sovrappeso nel nostro Paese è quasi il 25% dei ragazzi tra i 9 e i 17 anni. Sono dati che fanno rabbrividire se pensiamo alle conseguenze dell’obesità dal punto di vista della salute: essa si traduce nella maggior parte dei casi in malattie cardiocircolatorie, in diabete, in ipertensione e anche in malattie oncologiche. Un dato è certo: l’obesità è una malattia.
Riconoscere che l'obesità è una patologia può aiutarci a combattere lo stigma nei confronti di chi ne soffre. Perché l'obesità è una malattia multifattoriale, cronica, recidivante, estremamente complessa, che sicuramente è determinata dagli stili di vita, ma anche in modo preponderante dalla “lotteria della genetica”.

Queste considerazioni già di per sé dovrebbero evidenziare quanto sia pericoloso ridicolizzare e colpevolizzare le persone che ne sono affette. Dobbiamo piuttosto far crescere la consapevolezza, soprattutto fra i più giovani, che l'obesità non è una colpa e non deriva dal fatto che le persone siano pigre o golose o sciatte, ma ha radici complesse e profonde e perciò va curata, seguita, e in primo luogo prevenuta".

Leggi il commento a cura di Anna Rita Cosso, presidente nazionale di Cittadinanzattiva, sul nostro blog per l'Huffington Post.

 

Redazione Online

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